L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) ha reso nota la “Net zero by 2050”, prima roadmap globale per il settore energetico. Il fine è il raggiungimento delle emissioni zero entro il 2050 e quindi della transizione all’energia pulita. Il rapporto chiarisce le azioni necessarie per governi, aziende e cittadini per decarbonizzare le attività energetiche.
Proseguono senza sosta i provvedimenti per raggiungere gli obiettivi energetici e climatici mondiali. In particolare, una sfida urgente è quella stabilita dall’Accordo di Parigi, ovvero mantenere l’aumento della temperatura globale sotto la soglia di 1,5 °C. Il direttore esecutivo dell’IEA spiega:
“L’energia che alimenta la nostra vita quotidiana e la nostra economia produce tre quarti delle emissioni globali. Ciò significa che la nostra sfida climatica è essenzialmente una sfida energetica. L’IEA è determinata ad affrontare questa sfida e guidare le transizioni globali verso l’energia pulita “.
Per arrivare allo zero, sarà necessaria una trasformazione radicale delle infrastrutture energetiche. Il piano dell’IEA è chiarire le azioni che i singoli paesi devono intraprendere. Al centro delle priorità è la collaborazione internazionale. I governi devono impegnarsi a costruire meccanismi per accelerare il passaggio a un’energia pulita che sia globale e non locale.
Un percorso parallelo che l’IEA sta mettendo in atto è quello di avere una transizione energetica per tutti. A gennaio infatti è stata costituita una nuova commissione, Our Inclusive Energy Future, con il compito di analizzare l’impatto sociale ed economico dell’energia. Sono importanti le questioni di accessibilità e uguaglianza per gli individui e per le comunità. In questo senso, l’IEA si impegna a sostenere le economie emergenti e a supportarle nel raggiungimento dei loro obiettivi climatici. Affinché sia davvero pulita, di recente sono stati aggiornati i dati sul rilascio di metano in atmosfera. A partire da questi, si è prodotta una guida per i responsabili politici con indicazioni per ridurre le emissioni.
Le spese e gli investimenti devono essere orientati al settore di tecnologie più pulite e più efficienti. Fondamentale è l’eliminazione progressiva degli incentivi per i combustibili fossili, a favore del settore eolico e solare. Occorrono anche riforme di mercato, riguardanti ad esempio il prezzo del carbonio. Compito dei governi è l’incentivazione della tecnologia con basse emissioni, anche quella che non è ancora sul mercato. Le più grandi opportunità derivano dalle batterie avanzate, dagli elettrolizzatori a idrogeno e dalle tecniche di cattura e stoccaggio di CO2. Queste nuove tecnologie devono essere supportate in due modi. Il primo è il mondo della ricerca e sviluppo, il secondo è quello della diffusione su larga scala delle infrastrutture di cui la tecnologia ha bisogno. Ad esempio, possono essere costruite nuove condutture per il trasporto della CO2 catturata oppure dell’idrogeno, per spostarlo verso le zone industriali.
I finanziamenti pubblici in attività di ricerca e sviluppo devono essere ridefiniti. Settori come quello dell’idrogeno e della bioenergia oggi non sono ancora incentivati a sufficienza. Per questo, l’IEA pone come priorità il sostegno per i progetti dimostrativi. Lo sviluppo e la realizzazione di questi progetti permetterebbe di creare nuovi settori industriali. Di conseguenza, aumenterebbero anche le opportunità commerciali e occupazionali. La transizione energetica poi non ha bisogno solo del sostegno dello Stato, ma anche di quello dei cittadini. Questi sono soggetti pienamente coinvolti, perché il cambiamento sarà tangibile nella vita quotidiana. Tutto sarà rivoluzionato, dai trasporti al riscaldamento, dal lavoro alla città. La riduzione delle emissioni dipende anche dalle loro scelte, come l’acquisto di un veicolo elettrico o l’installazione di un impianto domestico ad alta efficienza. Ecco l’importanza di strumenti di agevolazione e supporto, che assicurano a tutti di poter contribuire al cambiamento.
La domanda energetica e l’economia globale saranno basate sull’energia rinnovabile. Si stima che nel 2050 i due terzi dell’energia verranno dalle fonti pulite, di cui quella prevalente sarà quella solare. Il contributo dei combustibili fossili scenderà a un quinto della domanda globale. Resterà in pratica solo il contributo del carbonio in prodotti come la plastica o nei settori in cui non esistono ancora tecnologie a basse emissioni. Questo significa che ci sarà un calo del reddito dovuto a petrolio e gas, mentre saranno necessarie elevate quantità di minerali e terre rare. La transizione implica quindi maggiore flessibilità. Anche il sistema elettrico dovrà essere potenziato e supportato da reti digitali. Nel 2050 infatti la produzione di energia elettrica sarà circa tre volte superiore a quella attuale. Ne servirà sempre di più in tutti i settori e soprattutto per la produzione di vettori energetici a basse emissioni, come l’idrogeno.
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