Di nuovo allarme siccità nel nord Italia. Dopo la crisi della scorsa estate che ha colpito anche il fiume Po, di nuovo dalle immagini satellitari si può notare una evidente riduzione della portata d’acqua. Eventi di questo tipo hanno un impatto enorme sia sul paesaggio che sull’economia, soprattutto perché risulta fortemente penalizzato il settore dell’agricoltura. Ecco cosa sta succedendo.
Il fiume Po ha raggiunto i -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico. Anche gli altri corsi d’acqua del nord Italia si trovano in situazioni critiche. I grandi laghi hanno percentuali di riempimento decisamente basse: passiamo dal 34% per il lago di Garda al 38% per il lago Maggiore fino al 21% del lago di Como. Qualche giorno fa è stata ripresa un’immagine dal satellite Sentinel-2 di Copernicus, il programma di osservazione gestito dall’ESA e dalla Commissione Europea, che mostra chiaramente il calo della portata idrica del Po. Per il secondo anno consecutivo la portata del fiume raggiunge livelli gravi di siccità.
Nei giorni scorsi la piattaforma Adam (Advanced Geospatial Data Management) ha pubblicato una foto che dimostra la riduzione della portata del fiume in soli due anni. Nell’immagine appaiono due foto, di cui una scattata a febbraio 2021 e l’altra a febbraio 2023.
A Piacenza e Cremona il fiume Po ha raggiunto il minimo storico. In Piemonte diversi comuni hanno dovuto utilizzare autobotti per la fornitura di acqua potabile e in tutto il nord Italia settanta amministrazioni locali hanno dichiarato uno stato di pre-allerta per l’emergenza idrica in corso.
Secondo i dati Coldiretti, l’estate del 2022, che è stata la più calda di sempre, ha causato il crollo del 30% della produzione di riso. Quest’anno il raccolto sarà, secondo le previsioni, peggiore del 2022 con una produzione di riso che toccherà il minimo storico, pari a 211 mila ettari. La stessa preoccupazione si estende anche ad altre coltivazioni. In Italia la maggior parte delle risaie si trova tra Lombardia, Veneto e Piemonte. Proprio in queste regioni le attuali piogge sono il 40% in meno rispetto alla media storica. Si tratta quindi di una forte perdita economica per il nostro paese, che nell’Unione Europea è il primo fornitore di riso.
L’assenza di piogge nel nord Italia in questo febbraio è paragonabile alla situazione estiva. La mancanza di precipitazioni sta facendo calare le portate dei grandi laghi. In estate le temperature record e la piovosità che ha raggiunto i minimi storici hanno provocato una vera e propria emergenza. Il fiume Po anche in questo inverno continua a soffrire e a destare preoccupazione. Le portate stanno calando e i ghiacciai si stanno restringendo. Il riscaldamento globale sta provocando sempre più frequenti anomalie termiche. L’Italia in particolare si trova in una situazione critica perché le richieste di acqua sono elevate anche a causa dell’agricoltura e del settore idroelettrico, oltre che per l’acqua potabile. Con la crisi idrica anche la produzione di energia pulita tramite le centrali idroelettriche è compromessa e costituisce un’ulteriore perdita economica. Le temperature di questo inverno sono state insolitamente alte. Quindi il potenziale vantaggio che poteva esserci a causa delle nevicate che quest’anno si sono verificate sulle Alpi è già un ricordo. Le alte temperature accelerano lo scioglimento della neve rendendo impossibile l’accumulo e quindi l’alimentazione dei fiumi e dei laghi.
L’anno scorso ha fatto registrare una perdita di almeno 6 miliardi di euro per i mancati raccolti. Ora con la nuova siccità del Po si rischia la perdita di un terzo dei prodotti alimentari italiani prodotti nella Pianura Padana. Secondo Coldiretti occorre contrastare la siccità e il cambiamento climatico con un piano di invasi e di raccolta dell’acqua piovana. Spiega il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini
«Insieme ad Anbi e soggetti pubblici e privati abbiamo pronti una serie di interventi immediatamente cantierabili che garantiscono acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita. Un intervento necessario anche per raggiungere l’obiettivo della sovranità alimentare con l’aumento della produzione Made in Italy, la riduzione della dipendenza dall’estero e la fornitura di prodotti alimentari nazionali di alta qualità e al giusto prezzo. L’irrigazione, infatti, può fare la differenza consentendo anche di triplicare le rese in campo».
Credit immagine di copertina: Copernicus-Sentinel
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