In 14 anni sono scomparsi 100 miliardi di litri di acqua nel ghiacciaio Miage, situato sul Monte Bianco in Val d’Aosta. Lo riportano i dati della prima tappa della “Carovana dei ghiacciai”, iniziativa promossa da Legambiente di cui abbiamo parlato in questo articolo. I monitoraggi sul clima condotti dal Comitato Glaciologico Italiano hanno evidenziato risultati allarmanti per molti dei principali ghiacciai del Monte Bianco.
Il ghiacciaio Miage è il maggiore ghiacciaio nero delle Alpi italiane. Si tratta di un tipo di ghiacciaio il cui bacino di ablazione è coperto per più del 50% da detriti rocciosi. Si origina dal Monte Bianco nella parte alta della val Veny e si estende per circa 1100 ettari, coprendo più di 10 km. Questo ghiacciaio è stato meta della prima tappa della Carovana dei ghiacciai di Legambiente, che segue lo stesso percorso di quello di due anni fa. I ghiacciai sono uno dei simboli che mostrano più chiaramente gli effetti del cambiamento climatico. La riduzione della superficie occupata dal ghiacciaio Miage è evidente negli ultimi anni, come conseguenza del riscaldamento globale che sta causando un allarmante cambiamento climatico. Il ghiacciaio Miage è attualmente interessato da una perdita di massa che è 100 volte maggiore rispetto al cinquantennio precedente.
Una sorte comune sembra riguardare i ghiacciai principali del Monte Bianco. In 14 anni il ghiacciaio Miage ha perso 100 milioni di metri cubi di ghiaccio. Per avere un’idea, si tratta del volume equivalente al triplo dell’idroscalo di Milano. Soffre gli effetti del cambiamento climatico anche il ghiacciaio Pré de Bar, situato nella val Ferret ed esteso per 340 ettari. Dal 1990 la sua perdita di ghiaccio è in media di 18 metri quadri di superficie ogni anno. Secondo i dati di Arpa Val d’Aosta e di Fondazione Montagna Sicura, tra il 2007 e il 2021 il ghiacciaio ha perso in media 8 milioni di metri cubi di acqua. Dal 2021 il ghiacciaio Pré de Bar ha iniziato a separarsi e a ritirarsi entro una balza rocciosa.
La superficie attuale del ghiacciaio Miage è attualmente pari a 13 chilometri quadrati. Nonostante sia simile a quella registrata dieci anni fa, è evidente che lo strato di ghiaccio si sta assottigliando sempre di più. Non c’è dubbio che gli equilibri naturali stiano cambiando repentinamente in seguito all’alterazione del clima. Il lago glaciale del Miage negli ultimi tre anni si è riempito e svuotato in modo sempre più brusco e rapido. Negli scorsi decenni questo avveniva con cicli variabili tra i 5 e i 10 anni.
In un contesto drammatico come quello del cambiamento climatico, è fondamentale lavorare sulla percezione del rischio. Nella recente Conferenza sulla prima tappa della Carovana sul Monte Bianco, si è ribadita l’importanza del monitoraggio per valutare i rischi che stiamo correndo a causa del clima. Sappiamo che senza un cambio di rotta, gli effetti del cambiamento climatico saranno irreversibili. Non parliamo solo di temperature più calde tutto l’anno, ma anche di aumento della frequenza di eventi estremi. In questo senso, la ricerca scientifica può essere un valido strumento di sensibilizzazione e di informazione rigorosa. Si tratta solo di un punto di partenza, da cui gli organismi politici e i singoli cittadini devono trarre la spinta per fare la propria parte.
Oggi a causa dell’emergenza idrica causata dalla scomparsa dei ghiacciai, ci sono 12 comuni della Val d’Aosta colpiti da scarsità di acqua. L’acqua disponibile inoltre ha una forte carica batterica o presenza di metalli per cui è necessario bollire l’acqua prima di utilizzarla. Come ha spiegato il direttore generale dell’Arpa della Val d’Aosta, Igor Rubbo:
“Questi sono fenomeni reali e concreti che, come ci dicono i dati, rischiano di ripetersi con maggiore frequenza nei prossimi anni. Quest’anno è venuta a mancare la copertura nivale sul manto glaciale, che ha inciso sulla disponibilità di acqua nei mesi estivi e sulla copertura del ghiacciaio per preservarlo dai raggi solari”.
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