L’esecutivo dell’UE ha comunicato lo scorso 12 maggio il primo piano d’azione che prevede come obiettivo l’ inquinamento zero entro il 2050. Nel documento sono presentati circa trenta interventi che riguardano aria, acqua e suolo. Ciò che si vuole è un pianeta più salutare, riducendo le morti causate da polveri sottili nei prossimi dieci anni.
Sulla scia del Green Deal, il documento propone una visione a lungo termine dell’inquinamento, analizzandone gli effetti da diversi punti di vista. Prima di tutto, cambiamenti climatici e inquinamento non sono solo un rischio per la salute del pianeta, ma anche per la nostra. Nonostante gli sforzi, l’ambiente in cui viviamo contribuisce allo sviluppo di malesseri o addirittura patologie. Si calcola che ogni anno in Europa l’inquinamento provoca un decesso su otto. Un’altra delle conseguenze più evidenti è la perdita della biodiversità. Le alterazioni dell’ecosistema e dell’equilibrio di aria, acqua e suolo contribuiscono all’estinzione delle specie. Oggi circa 8 milioni di specie animali e vegetali sono a rischio di sopravvivenza. C’è poi l’interesse economico: negli ultimi anni con la riduzione delle emissioni si è registrato un aumento del PIL. Infatti, più aumenta la richiesta di beni e servizi sostenibili, più le aziende si spostano verso nuove soluzioni innovative.
La strategia riguarda tutti i tipi di inquinamento, compreso quello marino e acustico. L’obiettivo è ridurre l’inquinamento fino a livelli non dannosi, creando così un ambiente più pulito e più salutare per tutti. Per ottenere ciò entro il 2050 vengono fissati gli obiettivi principali da raggiungere al 2030. Questi comprendono principalmente la riduzione delle morti causate da smog e dell’impatto acustico dei trasporti. Oggetto di interesse anche la perdita di nutrienti che alterano l’equilibrio degli ecosistemi e l’utilizzo di sostanze tossiche. Infine, vengono fissati obiettivi sui rifiuti, in particolare quelli di plastica rilasciati in mare.
Il documento crea una piramide per evidenziare le priorità della strategia: prevenire, minimizzare, eliminare. Per prima cosa quindi vale il principio di precauzione, cioè bisogna incoraggiare politiche sostenibili evitando il rilascio di contaminanti. Infatti, è meglio sopprimere l’inquinamento alla fonte piuttosto che intervenire in un secondo momento. Dove ciò non è possibile, si lavora cercando di rendere l’impatto meno dannoso possibile. Infine, nelle situazioni in cui si è verificato il rilascio, occorre rimediare ai danni causati. Entro il 2025 la Commissione farà il punto sul livello di attuazione del piano d’azione. A quel punto verranno valutate eventuali altre azioni per affrontare le problematiche presenti.
Per avere un ambiente salutare, la strategia comprende iniziative in diversi settori, per esempio quello energetico, industriale, alimentare, economico. Si intendono collegare tutte le politiche europee che hanno un ruolo per affrontare l’inquinamento, tenendo conto anche delle soluzioni digitali. Rientrano nel documento anche alcune modifiche della normativa europea per valutare eventuali miglioramenti e adattamenti. Nella revisione legislativa si terrà conto anche degli ultimi standard dell’OMS e dei principi dell’economia circolare. Tra le principali azioni ci sono quella di riduzione dell’impronta ecologica associata all’esportazione di rifiuti e delle disuguaglianze sanitarie. Queste sono causate dal fatto che i decessi da inquinamento colpiscono soprattutto i gruppi più vulnerabili e le classi sociali meno agiate.
Dopo la pubblicazione del documento, si è espresso l’European Environmental Bureau, la rete europea di ONG ambientaliste. La critica rivolta è che la Commissione propone un piano d’azione, in cui il paradosso è che manca l’azione. Non si elencano infatti provvedimenti concreti per prevenire l’inquinamento alla fonte. Il monitoraggio e la revisione legislativa non sono sufficienti, perché ciò di cui c’è bisogno è aria più pulita da subito. Gli aggiornamenti quindi vanno affiancati ad una visione reale dell’inquinamento zero. Il successo del piano d’azione dipende quindi dalla concretezza e dalle leggi giuste. Infatti, nonostante le norme, molti paesi europei superano i livelli consentiti. Solo un maggior rigore darà la certezza necessaria per assicurare in futuro un pianeta pulito.
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