Rolls-Royce e la UK Space Agency uniscono le forze per portare avanti uno studio sulla progettazione di navicelle a propulsione nucleare.
Realizzato da Rolls-Royce e dalla UK Space Agency, il concept prevede l’utilizzo dell’energia nucleare come propulsione di navicelle spaziali. Queste navicelle potrebbero consentire agli astronauti di raggiungere Marte in soli quattro mesi. Questa propulsione permetterebbe di dimezzare i tempi di viaggio che, sfruttando propellenti chimici, consistono in 6/8 mesi.
Riuscire a ridurre il tempo di viaggio equivale a ridurre i tempi di esposizione alle radiazioni che ogni astronauta in viaggio deve sopportare. Controversa, quindi, sul pianeta Terra, l’energia atomica, potrebbe rappresentare il futuro dell’esplorazione spaziale.
Stando alle dichiarazioni del Governo britannico, infatti, la partnership tra Rolls-Royce e UK Space Agency porterà fermento nella comunità scientifica. Gli scienziati di tutto il mondo saranno impegnati a cercare un metodo che permetta all’energia nucleare di rivoluzionare i viaggi spaziali.
Graham Turnock, direttore generale della UK Space Agency, ha di recente affermato che l’applicazione dell’energia nucleare nel campo dell’esplorazione spaziale potrebbe sbloccare la possibilità, per gli umani, di avviare missioni nello spazio profondo, ben oltre Marte.
Rolls-Royce fa della propulsione nucleare, e del nucleare in generale, suoi maggiori campi di expertise. Per oltre 60 anni, infatti, ha fornito la tecnologia di propulsione nucleare usata dai sottomarini della Royal Navy. Inoltre Rolls-Royce sta gestendo la costruzione di diversi small modular nuclear reactors sempre in UK. Gli small modular nuclear reactors sono reattori nucleari dalle dimensioni e potenze ridotte che offrono vantaggi in termini di esercizio e sicurezza.
Dave Gordon, capo della divisione difesa di Rolls-Royce, ha affermato che questo progetto pioneristico nel campo della propulsione spaziale potrebbe contare sulla rete e sulla forte supply chain nucleare inglese.
Questo non è di certo il primo progetto che ha come obiettivo quello di sfruttare l’energia nucleare per alimentare navicelle spaziali.
Tra gli anni 50 e gli anni 60, infatti, scienziati americani hanno testato tecnologia nucleare per viaggi spaziali, prima che il programma fosse cancellato nel 1971. Il progetto, dal nome Project Orion, era uno studio sulla fattibilità di sfruttare l’esplosione di ordigni nucleari per fornire propulsione a vettori spaziali. Fu abbandonato anche a causa dell’emissione del Partial Test Ban Treaty (PTBT). L’accordo, infatti, impediva la detonazioni di armi nucleari nell’atmosfera, nello spazio e in acqua. Solo i test condotti sotto terra, invece, potevano continuare.
In un razzo a propulsione nuclare, il fluido di lavoro, che è generalmente idrogeno liquido, viene riscaldato in un reattore nucleare (in rosso) e viene espanso attraverso un ugello. L’espansione genera la spinta necessaria al vettore per muoversi.
In questa configurazione è proprio l’energia prodotta dalla fissione a generare la spinta e sostituisce l’energia chimica dei propellenti tradizionali. L’efficienza, legata alla velocità equivalente di efflusso, è più che doppia. A parità di spinta, quindi, la massa (non l’ingombro, ndr) di un razzo a propulsione atomica potrebbe essere la metà rispetto ad un razzo convenzionale.
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