Enel Green Power e NextChem per l’idrogeno verde in USA
Enel Green Power firma un protocollo d’intesa con NextChem per la produzione di idrogeno verde negli Stati Uniti. NextChem è la controllata di Marie Tecnimont dedicata alle tecnologie per la transizione energetica. L’intesa prevede l’utilizzo da parte di Enel delle tecnologie per la produzione di idrogeno di NextChem, per ampliare il proprio business nel mercato statunitense. L’obiettivo è la produzione di idrogeno da elettrolisi, che andrà a rifornire una bioraffineria.
La produzione di idrogeno verde
La produzione dell’idrogeno può prevedere l’utilizzo di idrocarburi nei processi di steam reforming, di recupero dal monossido di carbonio, di gassificazione del carbone, di ossidazione parziale o di cracking. Questi processi comportano quantità di emissioni di gas inquinanti. I processi che non prevedono l’utilizzo di idrocarburi sono l’elettrolisi dell’acqua, e la produzione biologica dalla fotosintesi delle alghe. Inoltre, un altro processo di cui vi abbiamo parlato è l’idrolisi termica.
Nell’accordo tra Enel e NextChem la produzione avverrà attraverso l’elettrolisi. Una corrente in bassa tensione attraversa l’acqua formando ossigeno gassoso all’anodo ed idrogeno gassoso al catodo. La massima efficienza teorica (rapporto tra il valore energetico dell’idrogeno prodotto e l’elettricità impiegata) è tra l’80% ed il 94%.
Uno degli impianti solari di Enel Green Power negli Stati Uniti fornirà l’energia necessaria al processo di produzione. Uno dei più famosi è il parco Solare Aurora, il primo impianto solare dual-use. Infatti, oltre alla fornitura di energia fotovoltaica, esso svolge un ruolo essenziale per gli impollinatori, la fauna selvatica e il miglioramento della qualità delle acque.
L’utilizzo di H2 nelle bioraffinerie
Per definizione, la bioraffineria è un impianto in cui si le biomasse vengono processate per ottenere energia, combustibili, prodotti chimici e materiali. Concettualmente, le bioraffinerie sono di tre generazioni. La prima comprende quelle adibite alla produzione di etanolo per fermentazione. Invece la seconda quelle più adattabili alle esigenze del mercato, sono in grado anche di fornire amido, sciroppi di fruttosio, ecc. Quelle di terza generazione, invece, dovrebbero essere quelle più simili alle tradizionali raffinerie di petrolio per complessità e flessibilità.
L’idrogeno svolge un ruolo fondamentale nel processo “bio” della raffinazione. Esso va a rimuovere l’ossigeno dalle cariche vegetali, dagli oli usati di frittura, grassi animali e altri scarti. Essi, infatti costituiscono la materia prima dei biocarburanti. Un esempio è la bioraffineria di Gela di Eni, in cui l’idrogeno è un utile nel processo di produzione dell’HVO (Hydrogenated Vegetable Oil), cioè il biodiesel. Esso, addizionato al gasolio fossile in una quota pari al 15%, compone il carburante Enidiesel.
Le possibilità dell’idrogeno
I progetti sull’idrogeno verde di Enel Green Power sono in Italia, Spagna, Cile e Stati Uniti. Il Gruppo Enel sta osservando gli sviluppi del mercato per individuare il modo più efficiente di realizzare i propri piani di incremento. L’obiettivo del gruppo è aumentare la capacità della tecnologia a oltre 2 GW entro il 2030.
L’attenzione mediatica e scientifica dell’idrogeno è ben nota a tutti. Esso rappresenterà un punto cruciale nel processo di transizione energetica. In Italia l’idrogeno ha il potenziale di coprire il 23% della domanda energetica nazionale (con un contributo di oltre 200 TWh) al 2050. A partire dal 2021 i primi progetti in Italia di mobilità ferroviaria sostenibile.
Oltre ad essere vettore energetico, l’idrogeno metallico possiede proprietà elettriche, come la superconduttività. A tal proposito, uno studio indaga sull’idrogeno metallico come nuovo superconduttore.