L’acqua rappresenta la più importante risorsa presente sul pianeta. Essa è da sempre utilizzata per molteplici scopi, da cui dipendono la vita e le attività umane: risulta indispensabile per semplici attività come bere e lavarsi, fino ad arrivare agli usi agricoli e industriali.
Con più del 70% di superficie terrestre occupata dagli oceani, ci può sembrare di possederne una scorta illimitata, ma non è così. Infatti, della totalità di acqua contenuta in mari, fiumi, ghiacciai e falde acquifere sotterranee, solo una minima parte è disponibile per usi umani. Per questo motivo, la tutela di quest’ultima attraverso il recupero e la riduzione del consumo è una sfida da non sottovalutare.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il minimo fabbisogno di acqua giornaliero per soddisfare i bisogni primari è di 40 litri a persona. Da un recente rapporto dell’UNICEF e dell’OMS (“Progress on Household Drinking Water, Sanitation and Hygiene”) , è emerso che una persona su tre vive al di sotto di questa soglia. Sono più 2 miliardi le persone che non dispongono di acqua potabile, e quasi la metà della popolazione mondiale non ha accesso a servizi igienici adeguati e sicuri. L’emergenza riguarda principalmente i paesi in via di sviluppo, ma tocca da vicino anche il continente europeo. La rarità della risorsa rende dunque necessaria una riduzione del suo consumo, che può essere attuata anche attraverso opportuni strumenti di recupero.
Il consumo di acqua potabile, in molti paesi del mondo, supera di gran lunga il minimo di 40 litri citato prima. Secondo il censimento sul consumo idrico dell’Istat, in Italia vengono erogati più di 200 litri per abitante. Questa quantità è quasi del tutto utilizzata per l’igiene personale e per la pulizia in generale, della casa, di abiti e di oggetti: circa il 30% del consumo totale è destinato a bagni e docce, un altro 30% è impiegato per le cassette di scarico del wc; a queste si aggiunge poi un 18% per gli elettrodomestici (lavastoviglie e lavatrice), e un 10% per la pulizia e l’irrigazione dei giardini. La restante parte (12%) è destinata agli usi alimentari.
Il recupero delle acque meteoriche e il suo riutilizzo per quelle applicazioni che non richiedano acqua potabile può rappresentare un importante passo verso la riduzione degli sprechi idrici.
Considerata la quantità del consumo, è importante ragionare con una logica di risparmio, per una gestione più sostenibile della risorsa idrica con riduzione degli sprechi. In quest’ottica, si possono prevedere sistemi di raccolta dell’acqua piovana, sfruttata per attività che richiedano acqua meno pregiata: le principali applicazioni comprendono l’irrigazione, il lavaggio di autoveicoli, la pulizia delle aree esterne e l’alimentazione delle cassette di scarico di wc. I sistemi di recupero hanno un costo relativamente basso, pur consentendo un notevole risparmio idrico. Questi trovano largo spazio nelle applicazioni domestiche, dove si ricorre al tetto come superficie captante. I canali di gronda costituiscono i condotti di convoglio, attraverso i quali si raggiunge poi l’impianto di raccolta, spesso interrato. Sono previsti inoltre una serie di sistemi filtranti, che trattano l’acqua prima di essere prelevata dalla pompa di distribuzione e inviata alle utenze
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