Recupero di acqua per la transizione all’economia circolare
La Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ed ENEA promuovono un nuovo gruppo di lavoro a tema “Ciclo dell’acqua ed economia circolare”. Lo scopo è gestire le risorse idriche nell’ottica della transizione a un’ economia circolare. Punti chiave sono il riutilizzo di acqua e il recupero dai reflui. Potranno essere ridotti sia i consumi energetici dei depuratori sia le emissioni a effetto serra.
I principi dell’economia circolare
Il modello di economia circolare si basa su un utilizzo efficiente delle risorse. Produciamo troppi rifiuti e troppe emissioni inquinanti, mentre le materie prime iniziano a scarseggiare e la popolazione aumenta. Con la crescita della domanda, sono necessarie più risorse e occorre sfruttare al massimo i materiali e pensare al riuso. In questo modo, la quantità di rifiuti si riduce e i materiali vengono nuovamente introdotti nel ciclo economico. Perciò una corretta gestione delle risorse, come l’acqua, con l’approccio previsto dall’economia circolare, consentirà di ridurre l’impatto ambientale. E al tempo stesso ci saranno vantaggi in termini economici e occupazionali. L’economia circolare si basa sul continuo miglioramento ed è quindi uno strumento estremamente utile alle aziende. La progettazione di un qualsiasi bene infatti tiene conto dell’intero ciclo di vita. Si considera la funzionalità ma anche l’impatto della produzione, fino a quando il bene diventa un rifiuto.
Il problema della scarsità dell’ acqua
Oggi per molti Paesi europei, l’acqua è una risorsa in via di riduzione. Secondo la Commissione Europea, l’11% della popolazione europea è colpita dalla scarsità di acqua. La disponibilità idrica è messa a rischio anche dai cambiamenti climatici. Si calcola che per ogni grado di aumento della temperatura terrestre, le risorse idriche si riducono del 20%. La lotta contro questo problema prevede due strade. La prima è una razionale gestione della domanda idrica globale, con incentivi per il risparmio e la sostenibilità delle fonti. La seconda è lo sfruttamento delle acque reflue, affrontata da una recente norma europea. Il riuso dell’acqua è fondamentale a causa del calo del livello dei corpi idrici, dovuto agli utilizzi agricoli e industriali. Di questa seconda opzione, ancora poco sviluppata, si occupa il progetto della Fondazione, in collaborazione con ENEA e l’Università di Bologna.
“Ciclo dell’ acqua ed economia circolare”: gli obiettivi
La priorità del progetto presentato è lo sfruttamento delle acque reflue in agricoltura. Questo settore infatti è quello che in Italia utilizza il 51% delle risorse idriche. Rientrano nel programma di riutilizzo anche i fanghi di depurazione, che sono un’ottima opportunità di recupero di materie prime. Il gruppo di lavoro avrà il compito di sviluppare studi per rendere operativo il Regolamento europeo. L’obiettivo è quello di passare ad un’effettiva realizzazione di economia circolare, risolvendo alcune questioni normative che la ostacolano. Perciò la prima cosa da fare è fare chiarezza sul quadro legislativo. Si tratta di adeguare le norme regionali a un contesto nazionale e conoscere le soglie ammesse per i diversi inquinanti. Saranno da definire le competenze dei soggetti coinvolti, l’attivazione di incentivi e di meccanismi per lo sviluppo dei territori. Andranno poi valutate le possibilità di riutilizzo di acque reflue, in relazione alle richieste degli utilizzatori. Inoltre sarà necessario un piano di gestione dei rischi e di monitoraggio nell’utilizzo della risorsa.
Il trattamento dei reflui
Gli impianti di depurazione sono normalmente progettati per il trattamento delle acque reflue da processi agricoli e industriali. In futuro, essi dovranno al tempo stesso recuperare i componenti del materiale trattato sotto forma di prodotti o energia. Si potranno perciò ottenere fertilizzanti, acqua per l’irrigazione o cellulosa, oppure risorse per la produzione di biometano. Per il riutilizzo delle acque reflue, si deve porre attenzione all’inquinamento alla fonte per controllare la presenza di sostanze contaminanti. Per quanto riguarda i fanghi, oltre a pensare alla riduzione della produzione, occorre massimizzarne il recupero e ottimizzare la qualità. Il riutilizzo deve essere sicuro e sostenibile, in modo da limitare il più possibile gli scarichi finali.