Puglia, il primo impianto che produce biometano da rifiuti
A Modugno, in provincia di Bari, è stato inaugurato il primo impianto della regione che produce biometano a partire da rifiuti organici. L’impianto, realizzato da Tersan Puglia, è in grado di produrre in un anno un milione e 900 mila metri cubi di biometano raffinato al 99,5%. Grazie a questo processo, si stima una riduzione delle emissioni di CO2 di circa 3700 tonnellate ogni anno.
Le rinnovabili in Puglia
La Puglia è la regione italiana più all’avanguardia nello sfruttamento delle fonti rinnovabili. La crescita del settore negli ultimi anni è stata continua, sia in termini di potenza installata che di produzione di energia. L’utilizzo del suolo nei prossimi anni è destinato ad essere sempre più dedicato a progetti per la transizione energetica. La regione si pone quindi come leader italiana per la riduzione della dipendenza dalle fonti tradizionali. Due sono gli obiettivi principali che si intende raggiungere. Uno è quello della decarbonizzazione, l’altro è l’aumento degli incentivi per la produzione energetica dalle fonti alternative. Tra queste, i rifiuti e le biomasse sono in genere quelle più sottovalutate. In realtà, oltre ad essere un punto di partenza per ottenere energia pulita, il loro utilizzo è anche un perfetto esempio di economia circolare. Infatti, in impianti di questo tipo, la produzione di energia si associa al riciclo di materia.
L’impianto di biometano
Lo scorso 16 marzo Tersan Puglia ha inaugurato il primo impianto della regione che converte in biometano la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (la cosiddetta Forsu). Con un progetto di 18 milioni di euro sostenuto anche dalla Regione, il nuovo impianto si integra in un preesistente stabilimento di compostaggio aerobico. In questo modo i rifiuti potranno essere trattati non solo da un punto di vista materiale per ottenere fertilizzanti, ma anche per produrre un biocarburante. Questo può essere poi immesso direttamente nella rete Snam del gas nazionale. Il biometano ha infatti una composizione simile al gas naturale, per cui può utilizzare le stesse infrastrutture senza la necessità di particolari accortezze o modifiche. Il biometano può essere utilizzato per la produzione di energia elettrica, per il riscaldamento o per il settore dei trasporti.
Dai rifiuti al biometano
La Forsu sfruttata per la valorizzazione energetica è trattata in appositi digestori anaerobici. In queste strutture si verifica un processo biochimico in assenza di ossigeno che coinvolge diverse specie di microrganismi. Questi sono in grado di convertire la sostanza organica in biogas, composto in gran parte di metano e anidride carbonica. Il biogas viene in seguito sottoposto a un trattamento di upgrading, cioè raffinato in modo da aumentare il contenuto di metano e ridurre quello di anidride carbonica. Al tempo stesso vengono eliminati tutti gli altri componenti indesiderati e si ottiene il cosiddetto biometano, che può essere immesso in rete.
Innovazione e circolarità
Rispetto ad altri impianti simili, l’impianto di Tersan Puglia invia al digestore anaerobico solo la frazione di rifiuti in fase liquida. La parte restante invece è sottoposta a un trattamento aerobico. Questa scelta, più costosa e complessa, è giustificata dalla possibilità di ottenere un fertilizzante di migliore qualità. L’impianto inoltre testimonia che in Italia un cambiamento nella gestione dei rifiuti è possibile. Nel Sud del nostro Paese il numero di impianti destinati al riciclo e alla trasformazione in energia dei rifiuti è davvero minimo. In questo senso, Tersan Puglia si pone come leader del concetto di economia circolare. I rifiuti non sono più visti in senso negativo, come uno scarto da scaricare verso l’ ambiente. Al contrario, hanno un ruolo essenziale nella transizione energetica. Non a caso, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha attribuito al biometano un potenziale di produzione del 10% del fabbisogno di gas nazionale entro il 2030.