La centrale Eugenio Montale abbandona il carbone in anticipo
La crisi energetica che investe l’Europa rallenta il processo di transizione ecologica. Nei mesi invernali la produzione da fotovoltaico è al minimo. Idroelettrico, eolico, biomasse e geotermia non riescono a sopperire alla richiesta energetica. Il mix energetico italiano, così come quello di molti altri Paesi europei e non, anzi diciamo pure della maggior parte, è saldamente legato alle centrali termoelettriche. L’energia fossile è imprescindibile per la stabilità del sistema elettrico nazionale. Le scorte europee di gas naturale scarseggiano, i prezzi lievitano e garantire la continuità elettrica è una priorità. Per tale ragione Terna, nei giorni scorsi, ha chiesto ad Enel di riaccendere il gruppo a carbone della centrale termoelettrica Eugenio Montale di La Spezia.
I livelli istituzionali italiani cercano di mettere un freno agli ulteriori rincari dell’energia elettrica previsti in bolletta nei prossimi mesi. Il governo stanzia circa 3,8 miliardi di euro per evitare un colpo troppo duro alle famiglie a basso reddito e alle imprese più energivore. Colpo che sarà, in ogni modo, tutt’altro che soft: i rincari previsti vanno dal 50 al 70%.
La centrale Enel Eugenio Montale
Entrata in funzione nel 1962, lavora per 35 anni a carbone. Nel 1997 le unità SP1 e SP2 vengono riconvertite in ciclo combinato a gas. Un GVR (generatore di vapore a recupero) utilizzando i gas di scarico delle turbine a gas produce vapore surriscaldato che evolve nella turbina a vapore da 115 MW. La terza unità, di taglia quasi doppia rispetto alle prime due, rimane prevalentemente a carbone, tutt’oggi. La potenza complessiva dell’impianto è di 1282 MW ripartiti in 345 MW per la SP1, 337 MW per la SP2 e 600 MW la SP3.
Lo spegnimento del gruppo SP3
Chiamato ad essere di nuovo operativo per far fronte alla richiesta energetica attuale, il gruppo SP3 della centrale Eugenio Montale chiude i battenti in anticipo per mancanza di combustibile. Il fatto fa leggera eco alla crisi energetica in cui è invischiato il Libano. Se pur con le dovute differenze, la questione libanese deve essere uno spunto di riflessione per l’Europa. Agire in previsione di future crisi, anche più gravi, è la chiave per procedere correttamente e senza troppi intoppi verso la transizione ecologica.
Un documento dell’assemblea dei lavoratori della Centrale Enel di La Spezia fa il punto della situazione. “Dopo 62 anni di servizio è stato spento il gruppo SP3 per mancanza di carbone e di conseguenza la Centrale Enel “Eugenio Montale” termina la produzione 9 giorni prima dell’uscita dal mercato elettrico nazionale così come richiesto e programmato da Enel dal giugno 2015 anticipando di quattro anni l’uscita dal carbone delle altre Centrali italiane (tranne quella del Sulcis la cui chiusura è programmata nel 2028) ed autorizzato dal MITE il 2 dicembre scorso. Grazie ai continui aggiornamenti della parte ambientale dell’impianto la Centrale è stata esercita nel pieno rispetto dei limiti di emissione prescritti dal legislatore che sono i più restrittivi di sempre. Una chiusura ordinata anche sotto il profilo della sicurezza impiantistica e dei luoghi di lavoro”.
Prospettive future del sito
L’assemblea ribadisce poi le difficoltà legate a questi siti di generazione nell’era della transizione ecologica. “In questo contesto va un ringraziamento a tutti i lavoratori che per rendere possibile la produzione di un bene prezioso, quale è l’energia per il nostro paese, hanno reso possibile il funzionamento della Centrale, anche affrontando turni di lavoro “inusuali” rispetto alla normale programmazione. Partiamo dai lavoratori dell’area Enel di Vallegrande ricordando che loro hanno già visto sulla propria pelle gli effetti collaterali della transizione energetica in quanto, dal 2015 ad oggi mancano più di 250 posti di lavoro rispetto ai 400 iniziali. La nostra sfida è di recuperare e superare questo gap occupazionale nella futura riconversione dell’area“.
E circa gli impegni futuri richiesti ai vari enti per il miglioramento territoriale. “Rilanciamo la richiesta già espressa nella nota del 7 novembre in merito alla necessità di aggiornare il tavolo istituzionale con tutti gli stake-holder, le istituzioni locali quali il Comune della Spezia, il Comune di Arcola e la Regione Liguria ed i Ministeri competenti sia quelli della Transizione Ecologica che dello Sviluppo Economico e del Lavoro. A nostro avviso occorre inserire il sito della Spezia come sito di interesse nazionale nel processo di transizione ecologica in corso e chiedere ad Enel un impegno straordinario nella riconversione dell’area di Vallegrande traguardando anche al miglioramento del bilancio ambientale del territorio spezzino”.