Il fenomeno climatico noto come El Niño sta attirando l’attenzione degli esperti, poiché si prevede che il 2023 sarà un anno particolarmente caldo. Questo evento, caratterizzato dal riscaldamento delle acque del Pacifico tropicale centrale ed orientale, potrebbe portare a temperature record e avere conseguenze significative in termini di salute, risorse idriche, sicurezza alimentare e migrazioni climatiche.
El Niño si ripete con intervalli tra i 2 e i 7 anni, con una durata che varia dai 9 ai 12 mesi. Si tratta di un fenomeno climatico che comporta il riscaldamento delle acque oceaniche e provoca cambiamenti di vasta portata nel clima globale. L’aumento delle temperature delle acque oceaniche, che ha superato ormai i 3°C, ha reso il fenomeno ancora più rilevante. Questo fenomeno non solo porta a ondate di calore record, ma ha anche conseguenze come siccità ed alluvioni in diverse parti del mondo.
Secondo gli esperti, il 2023 potrebbe essere l’anno più caldo di sempre, con temperature che superano la media tra +1°C e +2°C nella maggior parte dell’Europa, compresa l’Italia. Supereremo probabilmente il livello di 1,5°C concordato nell’accordo di Parigi, con gravi ripercussioni in termini di salute, risorse idriche, sicurezza alimentare e migrazioni climatiche. Le temperature sono in continuo aumento e il picco potrebbe ancora non essere stato raggiunto. Nel corso del 2023, esiste una probabilità del 60% di superare i record precedenti a giugno, del 70% a luglio e dell’80% ad agosto. Questa situazione è il risultato della combinazione di un El Niño particolarmente intenso e dell’effetto del surriscaldamento del pianeta, causato dall’aumento costante delle concentrazioni di gas serra.
El Niño non influisce solo sulle temperature, ma ha anche effetti significativi sul clima globale. Durante questo fenomeno, si verificano inondazioni devastanti, siccità che distruggono i raccolti, il crollo delle popolazioni ittiche e un aumento delle malattie tropicali. Inoltre, gli impatti economici sono considerevoli. Studi recenti stimano che un riscaldamento incontrollato del pianeta potrebbe ridurre il reddito globale di oltre il 20%.
El Niño può causare danni finanziari che persistono per diversi anni dopo l’evento stesso. Alcuni studi hanno rivelato che la crescita economica a livello mondiale potrebbe rallentare anche a distanza di oltre cinque anni dagli eventi di El Niño. Quando si sono verificati nel 1982-83 e nel 1997-98, l’economia globale ha subito perdite per trilioni di dollari, soprattutto nei paesi più poveri dei tropici. Si stima che le perdite economiche globali per il XXI secolo potrebbero ammontare a 84 trilioni di dollari. Il cambiamento climatico infatti amplifica la frequenza e l’intensità di El Niño, rendendo la situazione ancora più drammatica.
Gli eventi di El Niño, in generale, sono correlati a un aumento dell’attività dell’Anticiclone di origine africana, che tende a espandersi sull’Europa e sull’Italia durante l’estate. Questo porta ad ondate di calore con temperature che possono raggiungere i 40°C e a periodi di siccità che colpiscono soprattutto il Centro-Sud. In realtà, l’anno più caldo degli ultimi 220 anni in Italia è stato registrato durante La Niña, il fenomeno opposto ad El Niño. Perciò non è garantito che con El Niño si verifichi un altro anno di temperature record, poiché influenza la temperatura media globale ma non locale. Il fenomeno quindi ha una notevole variabilità da regione a regione.
Inoltre, bisogna considerare l’effetto di El Niño sulla NAO (North Atlantic Oscillation), un indice che riguarda la circolazione atmosferica nell’Atlantico settentrionale. Esso dipende dalla differenza di pressione tra l’Anticiclone delle Azzorre nell’alto Atlantico e la depressione islandese. A seconda della fase della NAO, il Mediterraneo può essere caratterizzato da precipitazioni abbondanti o da un clima più secco. Una NAO negativa implica un incremento delle precipitazioni sul Mediterraneo e sull’Italia, mentre una NAO positiva genera un clima più asciutto. Questo indice ha una forte influenza su ciò che accade nel Mediterraneo, ma è caratterizzato da una grande variabilità che rende difficile prevedere i suoi effetti.
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