Il cambiamento climatico sta causando un impatto significativo sugli oceani del mondo, con conseguenze su vasta scala per la vita marina e per gli ecosistemi oceanici nel loro insieme. Un nuovo studio dell’Università di Exeter lancia l’allarme riguardo alla possibile riduzione drastica delle forme di vita presenti nella zona crepuscolare degli oceani entro la fine del secolo.
L’impatto del cambiamento climatico sugli oceani è molto ampio. Per questo richiede azioni concrete per limitare i danni causati all’ambiente marino e alla vita che lo abita. Il clima sta avendo un impatto significativo sulla vita marina, e le conseguenze ricadono sulle specie di flora e fauna presenti negli oceani. L’aumento della temperatura dell’acqua e l’acidificazione degli oceani stanno causando la morte delle barriere coralline, la perdita di habitat per le specie marine e l’aumento della mortalità degli organismi marini. Il riscaldamento degli oceani sta anche causando lo scioglimento dei ghiacci marini. Di conseguenza, si sta verificando la riduzione dell’habitat per i mammiferi marini come le foche e le balene. Inoltre, il cambiamento climatico sta influenzando i cicli di riproduzione e le abitudini di alimentazione delle specie marine, con conseguenze potenzialmente disastrose per l’intero ecosistema oceanico.
Un gruppo di ricercatori guidato da KatherineCrichton dell’Università di Exeter ha pubblicato uno studio su Nature Communications secondo cui le forme di vita presenti nella zona crepuscolare degli oceani sono destinate a ridursi drasticamente. Un team di esperti dell’Università di Cardiff, tra cui paleontologi e modellisti degli oceani, ha condotto un’analisi dei sedimenti oceanici. Lo scopo era la ricerca di resti di antiche forme di vita risalenti a due periodi caldi del passato, circa 15 e 50 milioni di anni fa. Il risultato della ricerca ha dimostrato che la zona crepuscolare non era un habitat ricco di vita in questi periodi. Infatti dalle acque superficiali arrivava molto meno cibo, che impediva la crescita degli organismi. La materia organica veniva inoltre degradata rapidamente dai batteri.
La zona crepuscolare degli oceani, anche chiamata zona mesopelagica, è una regione dell’oceano che si estende da circa 200 fino a circa 1.000 metri di profondità. Essa è caratterizzata da una bassa illuminazione solare, che è insufficiente a supportare la fotosintesi delle piante marine. Questa zona è spesso chiamata “zona crepuscolare” perché la luce solare che vi penetra è sufficiente solo per creare un’illuminazione crepuscolare. Tuttavia, nonostante la scarsa luce solare, la zona crepuscolare degli oceani ospita una varietà di organismi, molti dei quali ancora sconosciuti alla scienza. Essa costituisce una importante riserva di biodiversità e di risorse ittiche. È il luogo in cui si trova lo stock ittico più grande e meno sfruttato del mondo, oggi minacciato dal cambiamento climatico.
Negli ultimi milioni di anni, la varietà di vita nella zona crepuscolare degli oceani si è modificata. Infatti, rispetto ai periodi caldi del passato, l’acqua degli oceani si è raffreddata. Questo ha fatto sì che agisse come una specie di frigorifero, migliorando le condizioni che hanno permesso alla vita di prosperare. Inoltre, il raffreddamento dell’acqua ha permesso di conservare il cibo più a lungo. Ecco perché l’evoluzione della zona crepuscolare nel tempo ha consentito la formazione dello stock ittico più grande del mondo. Per lo stesso motivo, questo stock ittico è anche il meno sfruttato.
Utilizzando i dati raccolti durante lo studio, i ricercatori hanno eseguito diverse simulazioni per valutare i possibili scenari futuri relativi alle emissioni di anidride carbonica. Non è possibile prevedere con esattezza quale sarà il destino di questo stock ittico perché dipenderà dai livelli delle emissioni climalteranti. I risultati hanno però dimostrato che a causa del cambiamento climatico, entro la fine del secolo potremmo perdere dal 20% al 40% delle forme di vita presenti nella zona crepuscolare degli oceani. In uno scenario caratterizzato da alte emissioni, la vita in questa fascia degli oceani potrebbe persino scomparire entro 150 anni. Si prevedono effetti a lungo termine che potrebbero durare per migliaia di anni.
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