Il Cern di Ginevra ha annunciato lo stop tecnico anticipato dell’acceleratore di particelle Large Hadron Collider (LHC). Si tratta di quello che (per ora) è il più grande acceleratore di particelle al mondo. In futuro infatti questo acceleratore verrà sostituito da uno ancora più grande e potente, il Future Circular Collider (FCC), di cui un recente studio del Cern ha anche valutato l’impatto ambientale. Ne abbiamo parlato in questo articolo.
Il Cern ha deciso di anticipare lo stop tecnico di fine anno dell’acceleratore di particelle LHC. Si tratta di un’operazione nota come year-end techical stop, abbreviata con Yets. La decisione è giustificata dal Cern dalla necessità di ridurre i consumi energetici, considerata l’attuale crisi energetica internazionale scaturita dal conflitto Russia-Ucraina. Si conclude quindi per il momento l’attività di acquisizione di dati chiamata “Run 3”. Dopo tre anni di manutenzione, l’acceleratore di particelle LHC è tornato operativo in primavera con l’operazione “Run 3”, che al momento è stata interrotta. Fino ad ora ha prodotto 3200 miliardi di collisioni, con un’energia record di 13,6 TeV.
Nei periodi di picco, al Cern vengono consumati circa 200 MWh di energia. Più o meno si tratta di un terzo dei consumi della città di Ginevra. Il Cern utilizza 1,3 TWh di energia elettrica ogni anno, che, per farsi un’idea, è la quantità richiesta per alimentare 300 mila abitazioni nel Regno Unito nell’arco di un anno. In particolare l’acceleratore di particelle LHC è al momento il più grande mai costruito. Esso ha permesso, nel 2012, di osservare per la prima volta l’esistenza del bosone di Higgs. Questa macchina accelera protoni e altre particelle subatomiche lungo un anello di 27 km. Le collisioni avvengono a una velocità molto vicina a quella della luce. La collisione permette di generare altre particelle, il cui studio è fondamentale per capire come funziona l’universo e di che cosa è costituito.
Il primo technical stop per l’acceleratore di particelle LHC si è verificato nel 2015 ed è stato della durata di cinque giorni. Queste macchine infatti sono composte da migliaia di componenti che devono funzionare nello stesso momento e con assoluta perfezione. Per questo, a intervalli regolari, occorre risintonizzare i componenti. Per ogni anno di funzionamento dell’LHC sono previsti stop tecnici di cinque giorni ogni dieci settimane. Durante queste occasioni vengono svolte le operazioni di manutenzione necessarie.
La crisi energetica che affligge l’Europa ha avuto come conseguenza anche il blocco anticipato degli esperimenti che erano in corso al LHC. I piani elaborati dal Cern nei mesi scorsi prevedono lo spegnimento di alcuni degli acceleratori di particelle nei periodi di picco della richiesta energetica. Per costrastare l’aumento dei prezzi dell’energia, l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare aveva ipotizzato negli scorsi mesi uno standby dell’LHC che potesse evitare lo spegnimento totale. L’obiettivo del Cern infatti è quello di mantere l’LHC attivo, evitando un arresto completo e improvviso. La strategia dichiarata era quella di dare la priorità allo spegnimento di altri acceleratori, per ridurre il consumo di elettricità.
Per tagliare i consumi e contrastare la crisi del mondo dell’energia, la decisione finale è stata quella di anticipare di due settimane lo stop tecnico di fine anno dell’accelatore LHC. L’obiettivo per il 2023 è quello di ridurre il suo funzionamento del 20% rispetto a quello ordinario. Oltre a questa decisione, al Cern sarà spenta l’illuminazione stradale notturna. Inoltre, è prevista l’applicazione di piani concordati con il fornitore dell’energia elettrica francese per contrastare eventuali riduzioni del carico. Il Cern ha valutato a lungo l’ipotesi di ridefinire i propri piani per il contenimento dei consumi, preoccupandosi soprattutto della stabilità della rete di distribuzione.
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