Economia circolare: cos’è, quando è nata e perché
La popolazione mondiale oggi consuma più risorse di quelle che gli ecosistemi naturali sono in grado di fornire. Per salvaguardare l’ambiente e garantire l’ecosostenibilità è necessario ridurre gli sprechi e adottare nuove strategie di produzione e consumo. L’economia circolare è un modello di economia pensata per rigenerarsi in modo autonomo, consumando meno risorse e producendo meno rifiuti. I vantaggi non sono solo economici, ma anche ambientali e sociali. Il modello, coerente con i principi dello sviluppo sostenibile, si basa infatti sul rispetto dell’uomo e dell’ambiente.
Come nasce l’economia circolare
La nascita del modello di economia circolare non è riconducibile a un preciso momento o a un preciso ideatore. L’idea ha iniziato a prendere forma da diverse scuole di pensiero a partire dagli anni Settanta. Possiamo però individuare alcune fasi salienti che hanno portato all’attuale concezione di questo modello di economia. Nel 1966 l’economista Kenneth Boulding propose un modello di economia aperta in cui le risorse sono illimitate perché rinnovabili, in opposizione al modello di economia chiusa.La sua idea di sostenibilità alludeva alla proposta di organizzare l’economia in modo che la riduzione dei beni non producesse la riduzione dei livelli di benessere. Nel 1973 l’economista Ernest Fritz Schumacher individuò nella società attuale il problema dell’esaurimento delle scorte di materie prime e combustibili fossili e quello dell’inquinamento, aggravati da un comportamento umano poco virtuoso. Per questo tutte le società, comprese quelle tecnologicamente avanzate, devono modificarsi nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente.
La diffusione dei principi dell’economia circolare
Se prima degli anni Duemila le basi dell’economia circolare sono state solo teoriche, dal 2005 il concetto inizia a diffondersi in Europa. Nel 2005 la velista britannica Ellen MacArthur segna un record compiendo il giro del mondo in barca a vela in 72 giorni. Durante questa esperienza, pensando alle proprie scorte di viveri sulla barca, si rende conto che allo stesso modo le risorse del pianeta sono destinate ad esaurirsi. A lei si deve il merito di aver diffuso i concetti fondamentali dell’economia circolare, permettendo la transizione dell’economia verso questo nuovo approccio. Nel 2010 ha fondato un ente di beneficenza, la Ellen MacArthur Foundation, che collabora con imprese e istruzione per accelerare la transizione all’economia circolare.
Perché l’economia circolare è necessaria?
Il sistema economico circolare punta all’ecosostenibilità: bisogna consumare meno risorse e produrre meno rifiuti. Il sistema produttivo è pensato per utilizzare le stesse risorse più volte attraverso misure come il riutilizzo e il riciclo. Il rifiuto non è uno scarto, ma una risorsa da valorizzare. L’obiettivo a lungo termine è quello del cosiddetto rifiuto zero. Ciò non significa che non produrremo più rifiuti, ma che saremo in grado di ricavarne nuove risorse, azzerando quasi del tutto il conferimento in discarica. Nella situazione mondiale attuale, che vede l’incremento di domanda delle materie prime e la scarsità delle risorse, l’economia circolare rappresenta l’unica soluzione possibile. Inoltre, molto spesso la richiesta di materie prime aumenta la dipendenza dai paesi esteri che ne sono ricchi, mettendo a rischio la sicurezza dei paesi che non ne dispongono. Anche dal punto di vista dell’impatto ambientale, l’uso corretto delle risorse contribuisce a ridurre l’inquinamento.
L’economia circolare in Europa
La Commissione Europea ha proposto un Piano d’Azione per l’Economia Circolare, che oggi è già realtà grazie all’impegno di imprese e consumatori. I prodotti sostenibili in Europa sono pensati per durare più a lungo ed essere facilmente riparabili e riciclabili e sono progettati incorporando il più possibile materiale riciclato. La politica europea si oppone all’ “usa e getta”, all’obsolescenza programmata e alla distruzione dei beni durevoli invenduti. Le norme attuali impongono il riciclo del 60% dei rifiuti urbani e del 70% di quelli da imballaggio entro il 2030. Inoltre è vietato conferire in discarica i rifiuti biodegradabili e riciclabili. Grazie a questi provvedimenti, la media europea dei rifiuti conferiti in discarica si sta notevolmente riducendo. Le nuove misure del 2022 includono il potenziamento dei prodotti sostenibili, la responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde, la revisione del regolamento sui prodotti da costruzione e una strategia sui tessili sostenibili.
I principi base
Secondo la Ellen MacArthur Foundation, gli obiettivi da porsi per raggiungere la circolarità dell’economia sono cinque:
- La progettazione del prodotto deve essere di alta qualità. Il prodotto deve essere pensato per non inquinare e per essere facilmente riutilizzato, riciclato o riparato.
- Le risorse vanno gestite per conservarne il valore. Bisogna ragionare per estendere il più possibile il ciclo di vita, allungando i tempi in cui un prodotto diventa rifiuto.
- Il nuovo modello va sostenuto con incentivi economici e normativi: l’economia circolare deve essere la normalità, non l’eccezione. Per esempio, si possono introdurre tassazioni agevolate sui prodotti riciclati.
- Si devono aumentare gli investimenti pubblici in innovazione tecnologica e infrastrutture necessarie.
- Tutti i Paesi devono collaborare includendo i principi dell’economia circolare nelle legislazioni nazionali e internazionali. Devono porsi obiettivi comuni e coerenti tra loro.
L’economia circolare per il trattamento dei rifiuti si basa sulle 3 R: Reduce – Reuse – Recycle. Lo sviluppo del concetto ha poi esteso le soluzioni possibili. Oggi si parla di 9 R: si sono aggiunte Recover – Rethink – Repair – Refurbish – Remanufacture – Remarketing. Rimane però fondamentale il principio di prevenzione: dove possibile, prima di pensare al riuso o al riciclo, bisogna cercare di minimizzare o eliminare la produzione di rifiuti.
Quali vantaggi ci sono?
Le imprese europee che adottano strategie per l’ecosostenibilità come la prevenzione, l’ecodesign e il riutilizzo di materiali, ottengono vantaggi economici. Passare a questo nuovo modello permette di ridurre l’impatto ambientale e di dare un impulso all’innovazione e alla crescita economica. Si stima infatti un aumento del PIL dello 0,5%. Inoltre, in Europa grazie a questa transizione potrebbero esserci 700mila nuovi posti di lavoro entro il 2030. Inoltre sarebbero favorite la competitività e aumenterebbe la sicurezza sulla disponibilità delle materie prime. Anche i consumatori potranno disporre di prodotti più durevoli e quindi beneficiare di una migliore qualità della vita. Ad esempio, secondo le stime dell’Unione Europea, ricondizionare i veicoli commerciali leggeri anziché riciclarli comporterebbe un risparmio di materiale per 6,4 miliardi di euro all’anno per i materiali e 140 milioni per i costi energetici. La riduzione delle emissioni a effetto serra sarebbe pari a 6,3 milioni di tonnellate.