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Cuocere la pasta a fuoco spento: quanto si risparmia?

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Sembra strano, ma la pasta può essere cotta anche con il fuoco spento. Ed è una soluzione per risparmiare sulla bolletta che consiglia anche il Premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi. Si tratta di un piccolo accorgimento utile per combattere l’impennata dei prezzi che ci troviamo di fronte da diverso tempo.

La cottura “passiva” della pasta

Sia per chi ha una cucina a gas che per chi ne ha una a induzione o elettrica, la cottura della pasta a fuoco spento permette un risparmio sui consumi. Questo metodo si chiama “cottura passiva” ed è conosciuta e apprezzata anche da molti chef. Per prepararla è indispensabile l’utilizzo del coperchio, sia per ridurre il tempo dell’ebollizione sia per evitare la dispersione del calore. A differenza della cottura tradizionale, quella passiva richiede tempi maggiori per completare la cottura, rispetto a quanto riportato sulla confezione. Il risultato finale sarà lo stesso: la pasta avrà le stesse proprietà e lo stesso sapore di quella cotta con il fuoco acceso.

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Come si cuoce la pasta a fuoco spento

Il risparmio che si ottiene varia caso per caso, ma la cottura passiva della pasta può essere un piccolo accorgimento quotidiano per ridurre la spesa sulla bolletta. Dopo aver portato l’acqua a ebollizione e aggiunto il sale, si butta la pasta e si attende che torni il bollore. A questo punto si può spegnere il fuoco e chiudere con il coperchio. Al termine della cottura, che richiede uno o due minuti in più rispetto al tempo indicato sulla confezione, si può togliere il coperchio e scolare la pasta. Altre soluzioni valide per risparmiare sono la cottura con un bollitore oppure il riscaldamento dell’acqua con il microonde. In questi casi l’acqua deve essere poi trasferita in una pentola, dove si aspetta l’ebollizione e si adotta lo stesso procedimento descritto prima.

Il consiglio degli scienziati

Anche Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica 2021, consiglia la tecnica della cottura della pasta a fuoco spento. Nel suo post su Facebook ha commentato:

Almeno 8 minuti di risparmio di gas! Senza voler fare le moltiplicazioni per famiglie italiane, credo che sia una notizia da divulgare, dovremmo cambiare abitudini e non è detto che sia un male.

Anche Dario Bressanini, chimico e divulgatore scientico, ha realizzato una serie di video su Youtube spiegando che il metodo è scientificamente approvato. Queste le sue parole:

Ora ne parlano tutti, soprattutto su Twitter e su Facebook perché ne ha parlato Parisi, il premio Nobel, e ha raggiunto un pubblico che non aveva mai raggiunto prima, ma non è una cosa nuova. E non l’ho inventata io, si sa da 200 anni che non è l’ebollizione dell’acqua, il vedere le bolle, a cuocere ma semplicemente la temperatura dell’acqua che trasferisce calore alla pasta, al riso bollito o a un uovo sodo. È una cosa che stupisce molto perché noi, per tradizione, siamo sempre stati abituati a mantenere l’ebollizione, addirittura a non usare il coperchio.

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Perché funziona?

Nella cottura passiva la temperatura dell’acqua si mantiene sotto gli 80 °C. In questo modo il glutine prima assorbe l’acqua, per cui i granuli di amido si confiano, e poi coagula, cioè si rassoda nuovamente. Più la temperatura è bassa più è necessario tempo per questo processo, per cui servono da uno a due minuti in più rispetto alla cottura normale. Per consumare meno gas, come consiglia Parisi, si può spegnere del tutto la fiamma oppure tenerla al minimo. L’importante è che sia presente sempre il coperchio, per evitare che il calore venga perso per evaporazione.

Quanto si risparmia?

Considerando la cottura di 200 g di pasta, i Pastai Italiani di Unione Italiana Food hanno calcolato che la cottura passiva consente di risparmiare il 47% dell’energia e delle emissioni di CO2. Dal punto di vista economico, considerando un consumo annuale di 23,5 kg di pasta a persona, ogni italiano risparmierebbe 44,6 kWh in un anno. A questo si aggiunge un’emissione evitata di 13,3 kg di CO2 e un risparmio di 69 litri di acqua per persona. L’uso del coperchio in fase di ebollizione può far risparmiare fino al 13% di energia se riduciamo il consumo di acqua: 700 ml ogni 100 g, anziché il tradizionale litro per 100 g. Estendendo le stesse considerazione all’intera popolazione italiana, avremmo un risparmio di circa 350 milioni di kWh.