Le coltivazioni di frutta come albicocche, susine e pesche possono aiutare la lotta al cambiamento climatico. A proporlo sono alcune ricerche svolte da Apo Conerpo, che con oltre un milione di tonnellate di frutta e verdura vendute ogni anno, è il leader europeo nel settore ortofrutticolo.
Secondo le ricerche condotte in campo da Apo Conerpo è possibile, con pratiche agronomiche innovative e sostenibili, produrre frutta di qualità ma con meno consumi. Secondo le stime effettuate, l’acqua richiesta potrebbe essere ridotta del 50% mentre le emissioni di anidride carbonica fino al 60%. In questo modo la spesa energetica necessaria per i carburanti si riduce, mentre molte delle emissioni vengono immobilizzate. Per una produzione tradizionale, si emettono 0,13 kg di anidride carbonica per ogni kg di pesche. Adottando invece una strategia integrata con le buone pratiche il valore scende a 0,05 kg, ovvero il 62% in meno. Un risultato non da poco, considerando il periodo di forte crisi idrica che stiamo vivendo. La siccità attuale può essere in parte compensata con una riduzione del consumo di acqua. Questo infatti passerebbe da 195 dm3 per kg di pesche a soli 101 dm3, ovvero circa il 50% in meno.
Un tale risultato è possibile grazie a nuove tecnologie sviluppate per rilevare, tramite appositi sensori, la quantità di acqua necessaria per la crescita ottimale del frutto. Inoltre, con l’utilizzo di tecniche come la confusione sessuale si riduce il numero di trattamenti con i fitofarmaci. Il metodo consiste nell’impedire l’accoppiamento diffondendo il feromone della femmina di uno specifico parassita in quantità tale da impedire al maschio di localizzarla. Questo implica il dimezzamento dei passaggi degli atomizzatori nei frutteti, riducendo quindi il consumo del carburante che muove i mezzi. Un’ulteriore immediata conseguenza è la riduzione delle emissioni a effetto serra. I risultati più promettenti vengono dalle drupacee, di cui fanno parte frutti estivi come pesche, nettarine, albicocche e susine.
Nel settore ortofrutticolo, è essenziale diffondere il concetto di produzione integrata con buone pratiche da diffondere tra i soci. Tra gli obiettivi quindi devono esserci la tutela dell’ambiente e della salute dei consumatori. Il settore agricolo è spesso indicato come tra i colpevoli degli eccessivi consumi idrici ed energetici. Al contrario, con un approccio alla produzione integrata, che Apo Conerpo utilizza da più di 20 anni, i risultati possono essere nettamente diversi. Esistono infatti tecniche agronomiche che conciliano la qualità dei prodotti con il rispetto dell’ambiente. Alcuni sistemi impiantistici sono progettati per ridurre i consumi di acqua, monitorare i parassiti e contenere la necessità di trattamenti chimici che inquinano l’ambiente.
In un contesto di emergenza idrica ed energetica è essenziale ridurre i consumi e le conseguenti emissioni che alterano le temperature che causano l’emergenza climatica. In questo senso, il presidente di Apo Conerpo, Davide Vernocchi, sottolinea i risultati raggiunti con l’impegno nella loro produzione sostenibile:
“Nella lotta al cambiamento climatico è essenziale ridurre le emissioni di gas clima-alteranti. Ecco perché è importante ricordare l’attività di stoccaggio del carbonio delle piante dei nostri frutteti: la stima è che i nostri alberi da frutto sottraggano all’atmosfera oltre 400.000 tonnellate di CO2 ogni 12 mesi, un valore pari alle emissioni annuali di oltre 30.000 persone o quelle di 13 milioni di km percorsi da un aereo di linea. E le drupacee, in questo contesto, rivestono un ruolo di primo piano: è possibile stimare che a ogni tonnellata di pesche prodotte dai soci di Apo Conerpo corrispondano 24 kg di anidride carbonica in meno nell’atmosfera”.
Il ruolo delle piante è ben noto come cruciale per compensare le emissioni di anidride carbonica , consentendo di raggiungere la neutralità del ciclo del carbonio. Oggi sappiamo che questo processo naturale può essere affiancato e ottimizzato grazie alla tecnologia e all’impegno dei produttori a sostegno del pianeta.
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