L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) ha reso noto lo “State of the Global Climate 2021”, il report del clima globale. Sappiamo già che le attività umane sono la causa di cambiamenti drastici per l’ambiente e gli ecosistemi. Ma nell’ ultimo anno tutti gli indicatori chiave del clima hanno raggiunto valori da record.
Il nuovo report della WMO comunica una triste verità scientifica sui cambiamenti climatici. Il primo allarme riguarda la crescita della temperatura media globale. Nel 2021 si è rilevata la temperatura più alta dall’avvento dell’era delle industrie. Gli altri indicatori analizzati riguardano la concentrazione dei gas serra in atmosfera, il livello medio globale del mare e il riscaldamento degli oceani. I nuovi dati confermano che l’aumento del riscaldamento e dell’emergenza climatica è in una fase di crescita accelerata in tempi troppo brevi.
Esistono diversi parametri che forniscono una visione quantitativa del cambiamento climatico. Questo fenomeno infatti riguarda la composizione dell’atmosfera, dell’acqua, del suolo e dei ghiacci. Le risposte del pianeta sono tutte legate tra di loro. Ad esempio, l’aumento dei gas serra all’interno dell’atmosfera provoca un’alterazione dell’equilibrio energetico globale. Di conseguenza, l’atmosfera e gli oceani tendono a scaldarsi più di quanto dovrebbero. Questo aumento di temperatura delle acque comporta l’aumento del livello del mare a cui si aggiunge lo scioglimento dei ghiacci.
Il cambiamento climatico è partito dall’aumento della concentrazione di gas serra per le emissioni delle attività umane. Le quantità di tutti questi gas sono in aumento. Ma ciò che oggi preoccupa di più riguarda la concentrazione del metano. Questa molecola infatti non solo è responsabile dell’aumento della temperatura media, ma anche della formazione dell’ozono nella troposfera, che è un inquinante ed è nocivo anche per la salute umana. Per quanto riguarda la rilevazione della temperatura, i dati raccolti evidenziano che gli ultimi sette anni sono stati i più caldi di sempre. Nell’ultimo anno il livello di riscaldamento ha raggiunto 1,11 °C sopra la media dell’epoca preindustriale.
Quasi tutta l’energia accumulata dal pianeta viene assorbita dalle masse d’acqua. Anche gli oceani tendono a scaldarsi e di conseguenza ad aumentare di volume. Da questo deriva l’allarme dell’innalzamento del livello del mare. Il contenuto di calore oceanico del 2021 è stato il più alto mai registrato. E fino ai 2000 metri di profondità si prevede un riscaldamento irreversibile. Molte regioni oceaniche hanno un incremento di livello particolarmente veloce rispetto alla media. Si tratta in particolare del Pacifico sud-occidentale e settentrionale, dell’Atlantico meridionale e dell’oceano Indiano sud-occidentale. Tra il 2013 e il 2021 il livello del mare è aumentato di 4,5 mm, il doppio di quanto registrato nello stesso intervallo temporale in anni precedenti. Il motivo è principalmente lo scioglimento delle calotte glaciali. Nel frattempo, poiché la CO2 emessa aumenta, la sua concentrazione aumenta anche negli oceani, alterandone il pH. L’acqua tende ad acidificarsi, mettendo in pericolo la vita degli ecosistemi marini e costieri. Oggi il pH superficiale degli oceani è il più basso da 26mila anni.
Un aspetto positivo dell’ultimo anno è il rallentamento dello scioglimento dei ghiacci, nonostante le ondate di calore registrate. Rimane però un fenomeno preoccupante. Oggi in media i ghiacciai si sono ridotti di 33,5 m dal 1950, di cui il 76% della riduzione si è verificata dal 1980. Sempre più frequenti sono anche gli eventi climatici “estremi”, in particolare le alluvioni e la siccità nel Corno d’Africa che persiste da quattro anni. Per finire, la WMO sottolinea che alcuni degli ecosistemi, in particolare quelli montani e costieri, si stanno alterando troppo rapidamente. Entro la fine di questo secolo potrebbero scomparire fino al 90% delle zone costiere umide.
L’impatto del cambiamento climatico dipende da molteplici e complesse interazioni tra clima e capacità di adattamento dei sistemi naturali. Le conseguenze legate al clima riguardano la salute, la sicurezza alimentare e idrica, l’economia e la biodiversità. Il clima estremo poi influenza la distribuzione delle risorse naturali tra i paesi e l’entità dei rischi per l’ambiente. Tra questi ci sono la siccità, gli incendi, le inondazioni e l’erosione costiera. Con gli attuali livelli delle emissioni, siamo destinati a superare la soglia dell’aumento di 1,5 °C della temperatura media. In un videomessaggio che ha affiancato l’uscita del report il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha criticato “la triste litania del fallimento dell’umanità nell’affrontare la crisi del clima”. Per questo ha sottolineato che
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