L’uso di tabacco è una minaccia per la salute umana: uccide più di 7 milioni di persone all’anno. Il suo impatto va ben oltre gli effetti del fumo rilasciato nell’aria dai prodotti da esso derivati quando vengono consumati.
L’impatto dannoso dell’industria del tabacco in termini di deforestazione, cambiamento climatico e rifiuti che produce è vasto e crescente, e fino ad ora questi aspetti hanno ricevuto relativamente poca attenzione.
Vediamo insieme il ciclo di vita del tabacco, dalla coltivazione ai rifiuti del consumatore, e quali sono le conseguenze ambientali da esso derivanti. Il ciclo di vita del tabacco può essere approssimativamente diviso in cinque fasi chiave:
Il tabacco è spesso coltivato come monocultura. Questo significa che richiede grandi quantità di prodotti chimici (insetticidi, erbicidi, fungicidi e fumiganti) e regolatori della crescita per controllare le epidemie di parassiti o malattie. Molte di queste sostanze chimiche sono vietate in alcuni paesi in quanto sono dannosi sia per l’ambiente che per la salute degli agricoltori. Le piante di tabacco richiedono anche un uso intensivo di fertilizzanti perché assorbono più azoto, fosforo e potassio rispetto ad altre colture. Di conseguenza il tabacco impoverisce la fertilità del suolo più rapidamente.
Si stima che 1,5 miliardi di ettari di foreste (soprattutto tropicali) siano stati persi in tutto il mondo dagli anni ’70, contribuendo fino al 20% all’aumento annuale dei gas serra. La deforestazione, infatti, è uno dei maggiori responsabili delle emissioni di CO2 e del cambiamento climatico.
La coltivazione e l’essiccazione sono entrambe cause dirette di deforestazione, poiché si abbattono foreste per le piantagioni di tabacco e si brucia il legno per essiccare le foglie di tabacco. Si stima che 11,4 milioni di tonnellate di legno siano necessarie ogni anno per la stagionatura. In aggiunta, altro legno è necessario per creare carta da arrotolare e imballaggi per i prodotti del tabacco.
La perdita di biodiversità è un’altra conseguenza, associata al degrado del terreno o alla riduzione della fertilità e della produttività del suolo, e l’interruzione dei cicli dell’acqua.
La produzione del tabacco è estremamente intensiva dal punto di vista idrico. Quantità significative di acqua sono utilizzate nelle aree in cui si trovano gli impianti di produzione del tabacco, senza tener conto dell’acqua utilizza nei processi per la produzione di inchiostri e coloranti per il packaging.
Fino a poco tempo fa, erano disponibili solo vaghe stime dei costi ambientali della produzione e del trasporto del tabacco. Nel 1995, i ricercatori hanno stimato che i costi ambientali globali annuali della produzione del tabacco comprendevano:
Il Green Design Institute della Carnegie Mellon University ha fatto un Economic Input-Output Lifecycle Assessment (EIO-LCA), secondo il quale nel 2002 la sola industria del tabacco statunitense era responsabile dell’emissione di 16 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti.
La valutazione dell’impatto del trasporto deve tener conto di due aliquote:
Con la creazione di stabilimenti regionali, le aziende producono sempre più prodotti per i vicini mercati regionali. Tuttavia, la globalizzazione del tabacco implica che il tabacco coltivato in Malawi, per esempio, viene spedito in Australia, Cina, Stati Uniti e altri siti lontani per la lavorazione e la produzione. Entrambe le fasi hanno conseguenze ambientali significative. Il trasporto di un pacchetto finito di sigarette fino al punto di vendita comporta spesso costi di trasporto elevati. L’OMS elenca l’inquinamento atmosferico dovuto al trasporto su camion come una delle cause principali dell’inquinamento atmosferico legato alle malattie. Ci sono pochissimi rapporti da parte delle industrie sui loro impatti ambientali legati al trasporto.
Il fumo di tabacco è una miscela complessa di migliaia di composti chimici sotto forma di gas e goccioline microscopiche sospese nell’aria. La composizione di questa miscela dipende in larga misura dalle condizioni fisiche in cui è stata generata, e cioè dalla foglia di tabacco lavorata, dalla carta, dalle sostanze intenzionalmente aggiunte per influenzare l’aspetto, il gusto, l’odore, il colore, dalle sostanze residue dalla lavorazione, dalla stagionatura e dallo stoccaggio del tabacco. Tutti questi costituenti contribuiscono alla quantità e alla composizione del fumo di tabacco e al loro impatto ambientale a lungo termine.
Solo nel 2012 1 miliardo di fumatori hanno consumato circa 6250 miliardi di sigarette in tutto il mondo. In un solo anno, il fumo di tabacco globale ha apportato migliaia di tonnellate metriche di noti cancerogeni umani, altre sostanze tossiche e gas serra. Le emissioni tossiche includono 3000-6000 tonnellate metriche di formaldeide, 12 000-47 000 tonnellate metriche di nicotina e i tre principali gas serra presenti nel fumo di tabacco: anidride carbonica, metano e ossidi nitrosi.
I mozziconi di sigaretta rappresentano il più grande rifiuto per numero tra i prodotti del tabacco.
Dagli anni ’80, i mozziconi di sigaretta hanno costantemente costituito il 30-40% di tutti gli oggetti raccolti nelle pulizie costiere e urbane annuali internazionali. Dato che il peso di 20 filtri di sigaretta è di 3,4 g, la stima dei rifiuti scartati dal consumo globale di sigarette nel 2014 potrebbe essere ovunque tra 340-680 milioni di kg.
La ricerca mostra che i filtri delle sigarette a base di acetato di cellulosa non si biodegradano nella maggior parte delle circostanze a causa della loro composizione compressa e della presenza di molecole di acetile. Tuttavia, in circostanze specifiche (con la luce del sole e l’umidità), i filtri di sigaretta possono rompersi in pezzi di plastica più piccoli che contengono ed eventualmente rilasciano alcune delle 7000 sostanze chimiche contenute in una sigaretta. Gli studi hanno anche dimostrato che sostanze chimiche nocive come la nicotina, l’arsenico, gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e i metalli pesanti vengono rilasciati dai rifiuti dei prodotti del tabacco e possono essere tossici per gli organismi acquatici come i pesci.
Riconoscere l’impatto dannoso del tabacco anche in termini di inquinamento trasforma il tabacco da una questione di benessere individuale a una di benessere globale.
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