La produzione elettrica da carbone nel 2021 ha raggiunto valori record, che potrebbero aumentare ancora il prossimo anno. A comunicarlo è l’International Energy Agency (IEA) nel report di fine anno Coal 2021. Le stime nascono da un’analisi dettagliata dei dati più recenti provenienti dai diversi paesi e settori.
La domanda mondiale di carbone, sia per usi energetici che industriali, è in crescita. La produzione di energia elettrica da questa fonte ha raggiunto valori record. Secondo una prima stima, la produzione globale nel 2021 è aumentata del 9% raggiungendo il massimo storico di 10 350 TWh. Dopo la riduzione del 2019 e del 2020, si tratta di un rimbalzo senza precedenti. Questo è accaduto principalmente per due ragioni. Da un lato, la ripresa economica post pandemia è stata più rapida del previsto, spingendo la richiesta di energia elettrica. Le attuali alternative a basse emissioni non sono ancora pronte per gestire picchi di richiesta così elevati e rapidi. In secondo luogo, la crescita dei prezzi del gas naturale ha reso il carbone più competitivo, facendo aumentare ulteriormente la domanda.
Pur tenendo presente la variabilità dovuta alle condizioni economiche e meteorologiche, secondo l’IEA nel 2022 la produzione diventerà ancora più alta e sarà in crescita anche nell’anno successivo. La principale protagonista del mercato del carbone è la Cina, che consuma circa la metà delle risorse globali. I motivi sono la forte richiesta elettrica, il ruolo dell’industria pesante e il teleriscaldamento. La Cina è anche il maggiore paese produttore e importatore di carbone. Le oscillazioni dei prezzi hanno quindi un effetto notevole e immediato sul mercato internazionale. L’altro principale attore del mercato del carbone è l’India, dove la crescita nel 2021 è del 12%. In entrambi i paesi si tratta dei valori massimi mai registrati, anche se producono elevate quantità di energia solare ed eolica. Negli Stati Uniti e nell’Unione Europea invece la produzione energetica dal carbone è aumentata ma la situazione è decisamente migliore rispetto agli anni precedenti.
Secondo le stime, la domanda globale di carbone dovrebbe continuare a salire fino nel 2022, considerata la ripresa economica e le condizioni climatiche recenti. Già nel 2022 si dovrebbe raggiungere il livello storico più alto e dovrebbe rimanere circa costante fino al 2024. Inizierebbe poi una fase di inversione del trend. La crescita delle energie rinnovabili e i prezzi vantaggiosi del gas naturale dei prossimi anni porteranno ad un graduale abbandono del carbone. La tendenza resterà comunque influenzata dai consumi di Cina e India, che nonostante gli sforzi per la transizione energetica, continuano a dipendere dai combustibili fossili. Per gli usi industriali del carbone, a differenza di quelli energetici, al momento non ci sono alternative per pensare ad una sostituzione nel breve periodo.
Nel contesto odierno sono tanti i paesi impegnati per raggiungere la net zero, ma i risultati non sono ancora ben visibili. Gli obiettivi recenti, come quelli fissati durante la COP26, puntano ad accelerare la transizione energetica fermando la produzione energetica da carbone. In alcuni casi, come in Giappone e in Cina, sono stati bloccati i finanziamenti pubblici per la realizzazione di nuove centrali a carbone all’estero. Il report dell’IEA sottolinea che la rapidità e l’efficacia con cui i paesi produttori e più popolati si muoveranno per ridurre le emissioni determinerà il destino del carbone. In parallelo vanno migliorate e consolidate le tecnologie per la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Ricorda infatti il direttore esecutivo dell’IEA, Fatih Birol, che
“Senza azioni forti e immediate da parte dei governi, effettuate in modo equo, sostenibile e sicuro, avremo poche possibilità, forse nessuna, di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi”.
La crescita registrata nella produzione elettrica da carbone mette a rischio gli obiettivi della neutralità climatica. Da un lato le rinnovabili sono in crescita, soprattutto per quanto riguarda il solare e l’eolico, ma al tempo stesso i numeri relativi alle fonti fossili sono ancora troppo alti. Gli sforzi attuali non sono ancora sufficienti per raggiungere gli obiettivi climatici. Secondo l’IEA con le tecnologie e con gli attuali costi dell’energia pulita, ci sarebbero tutti i presupposti per l’inversione del trend nei prossimi anni.
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