Il sistema elettrico italiano non è adatto per affrontare le nuove sfide e necessità. Mentre è in atto la decarbonizzazione del sistema energetico nazionale, rimangono alcuni punti irrisolti. In un contesto di rapida evoluzione del settore elettrico e di sviluppo del mercato, ciò che emerge è una evidente mancanza di impianti, reti e accumuli.
Negli ultimi anni il settore energetico nazionale ha subito drastici cambiamenti. Le strategie per l’aumento dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili hanno reso necessario un nuovo sistema di gestione. Si sono aperti impianti per le fonti non programmabili, soprattutto quelle eolica e solare, e il sistema elettrico è diventato più efficiente, interconnesso e sicuro. Il mercato si è aperto a nuovi servizi di fornitura e prelievo e le tecnologie sono diventate più rapide e innovative. In questo contesto, Terna ha elaborato un quadro decennale di previsioni della domanda elettrica fino al 2026, ipotizzando due modelli. Il primo è lo “scenario base”, sviluppato sulle ipotesi di crescita dello 0,9% del PIL e della messa in atto delle politiche di efficienza energetica, a cui corrisponde una riduzione dello 0,5% dell’intensità elettrica. Lo “scenario di sviluppo” invece corrisponde a una crescita maggiore del PIL (+1,3%) e una riduzione dello 0,4% dell’intensità elettrica.
Il taglio delle emissioni, lo sviluppo delle rinnovabili, l’aumento dell’efficienza e l’ interconnessione del sistema energetico sono obiettivi che influenzano la crescita dei consumi elettrici finali. Nello “scenario base”, secondo l’analisi di Terna, il tasso annuo di crescita della domanda sarebbe di +0,4%, mentre nello “scenario di sviluppo” di +0,9%. Ciò significa che nel 2026 avremo bisogno nel primo caso di 325 TWh di energia, nel secondo caso di 341 TWh. Tra le cause prese in considerazione ci sono la diffusione delle apparecchiature elettriche, come auto elettriche e pompe di calore. Si devono poi considerare fattori come lo sviluppo delle smart grids, i processi di cattura del carbonio, la diffusione di tecnologie di accumulo e di riduzione delle emissioni. Nel complesso, l’Italia in sedici anni ha registrato un aumento del 3% degli utilizzi finali elettrici sul totale. Questo dimostra un’evoluzione rapida che richiede interventi necessari per gestire l’ulteriore crescita futura.
Il sistema elettrico nazionale prima di tutto ha bisogno di sistemi di accumulo. Per fornire energia elettrica “pulita” si devono utilizzare le fonti rinnovabili, che sono quasi sempre non programmabili, ad eccezione dell’idroelettrico. Per questo è necessario “conservare” l’energia prodotta in eccesso per utilizzarla quando le fonti naturali non sono disponibili. Servono quindi pompaggi idroelettrici o batterie, ma spesso i progetti risultano bloccati nella procedura autorizzativa. Un altro punto critico riguarda la distribuzione di energia, una volta prodotta, che richiede con urgenza nuovi elettrodotti. Il sistema elettrico deve poi essere flessibile e a favore delle fonti rinnovabili, come previsto dalle strategie europee che puntano all’innovazione del mercato e all’abbandono dell’utilizzo del carbone. Il sistema elettrico nazionale non è attualmente in grado di rispondere ai casi di picchi rilevanti. Bisogna agire potenziando la tecnologia, installando sistemi distribuiti di generazione e di accumulo e migliorando la rete di distribuzione.
Mentre si lavora alla realizzazione di un sistema elettrico futuro più efficiente, rimangono perplessità sul breve periodo. Soprattutto in estate, i picchi di richiesta elettrica non potranno essere garantiti dalle attuali centrali termoelettriche e questo richiede un intervento immediato. Al tempo stesso la recente emergenza sanitaria ha mostrato un sistema elettrico affidabile e flessibile nonostante una forte riduzione dei carichi. Con l’aumento degli investimenti europei nel settore elettrico, andranno rafforzate tutte le infrastrutture di rete. Altre criticità riguardano gli accumuli, che oggi sono ancora in una fase preliminare, con costi di investimento ancora troppo alti per essere competitivi. Nel frattempo anche in Italia si continuano a sviluppare e sperimentare nuove tecnologie, come quella dell’idrogeno o dei biocombustibili, che verranno immessi nella rete per supportare la sua decarbonizzazione.
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