Il progetto Biocosì permette di trasformare i rifiuti delle industrie casearie in risorse, rendendo il packaging dei prodotti 100% sostenibile. Con l’introduzione di materiali biodegradabili nelle linee produttive, l’iniziativa Biocosì si inserisce nel più ampio contesto di attività dell’ENEA finalizzate all’eco-innovazione di processo e all’ecologia industriale. Sviluppato nell’ambito del bando della Regione Puglia Innonetwork, il progetto è finanziato con circa 1,2 milioni di euro dal Programma operativo regionale PORFESR 2014-2020.
In Italia, dove la tradizione casearia è ben consolidata, la quantità di siero di latte prodotto annualmente è enorme. Si parla di 8 milioni di tonnellate all’anno. L’impatto ambientale di questo prodotto è notevole. Attualmente, la maggior parte del siero prodotto viene smaltito regolarmente come “rifiuto speciale non pericoloso” ai sensi della normativa (D.Lgs. 22/1997, DM 125/06). Buona quantità di esso è destinata all’alimentazione dei suini, mentre la restante parte è smaltita in maniera irregolare attraverso scarichi illegali.
L’idea di Biocosì parte da un dato oggettivo: l’83% dei rifiuti in plastica censiti nei mari italiani è costituito da packaging, per lo più di plastica usa e getta. Il progetto, attraverso tecnologie e processi innovativi, è in grado di produrre imballaggi 100% biodegradabili. La tecnologia alla base dell’iniziativa si avvale di due processi fondamentali. Il primo è il recupero e la valorizzazione delle componenti organiche (sieroproteine e lattosio) dai reflui lattiero caseari. Il secondo è la produzione e lavorazione di bioplastica per la produzione di packaging rigido altamente performante.
La produzione di bioplastica parte dal frazionamento della scotta residua dal siero di latte utilizzato nella produzione della ricotta (Exhausted Whey). Un processo di separazione a membrana tangenziale consente poi il recupero differenziato di tutte le componenti del siero, cioè:
Da queste ultime è infine possibile produrre poliidrossialcanoati – PHA, una plastica totalmente biodegradabile e bioderivata.
Biocosì sperimenterà la fermentazione delle sieroproteine estratte dal refluo con batteri lattici selezionati. Questo processo è in grado di arricchire le matrici alimentari in peptidi bioattivi e, nello specifico, il siero arricchito in peptidi antipertensivi e antimicrobici mediante fermentazione sarà
impiegato per arricchire alcune tipologie di prodotti lattiero caseari. Il risultato sarà la messa a punto di nuovi prodotti funzionali, utilizzabili per la produzione di bioplastiche.
Il progetto mira a recuperare circa l’80% della lavorazione del latte per la produzione di burro e formaggi, in forma di acque reflue casearie. Infatti, i residui caseari risultano ricchi di proteine, come peptidi e lattosio, sostanze che possono essere riutilizzate invece di essere smaltite.
Biocosì ha dunque l’ambizione di operare secondo un concetto di economia circolare a rifiuti zero della filiera lattiero casearia. Il progetto ha l’obiettivo di valorizzare gli scarti, producendo da essi manufatti interamente derivati e compostabili. Tra i prodotti ottenuti, ad esempio, ci saranno bottiglie per il latte e vaschette per latticini, utilizzabili dagli stessi produttori. Inoltre, il processo di recupero permetterà di creare materie prime con alto valore biologico, ovvero miscele peptidiche ad elevato valore nutrizionale e funzionale. Queste ultime, in particolare, potranno essere impiegate nella produzione di derivati del latte.
La produzione di bioplastica biodegradabile e bioderivata dal lattosio estratto dai reflui, consente
la totale valorizzazione dei rifiuti orientata all’innovazione della filiera agro-alimentare. I benefici si riscontrano anche in termini di riduzione degli inquinanti dell’industria casearia e di impatto della plastica nell’ambiente. L’obiettivo “zero rifiuti a fine processo”, ispirato al concetto di economia circolare, risponde non solo ad esigenze di natura etica e ambientale ma anche economiche. I costi dello smaltimento dei reflui, caseari, infatti, sono molto elevati.
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