Concluso a Napoli il G20 del 2021 su ambiente, clima ed energia. L’incontro tra i ministri e i rappresentanti degli Stati più importanti nel panorama economico e politico si chiude portando a termine numerosi accordi. Mai come in questi anni l’attenzione viene posta, a ragione, verso il grande problema del cambiamento climatico, come una vocina che da lontano, lentamente, si fa sempre più martellante, e suggerisce all’uomo di cambiare rotta.
“Siamo come una grande nave che aveva sbagliato la rotta, il nostro compito è compiere la svolta per riportarla nella giusta direzione. Una svolta che avverrà, ma lentamente e non sono ammessi errori”.
Roberto Cingolani, Ministro per la Transizione ecologica
Il G20 nasce nel 1999 come forum di consultazione per ministri e governatori delle maggiori economie mondiali. Successivamente, dopo la crisi del 2008, chiamata anche Grande Recessione, i temi di confronto sono stati ampliati, toccando tematiche di interesse globali. Il G20 è diventato, nel tempo, un tavolo di confronto e delineamento di strategie per la coordinazione delle politiche degli stati aderenti. Stati che comprendono il 60% degli abitanti del pianeta e l’80% del pil mondiale. I temi toccati sono svariati. Dall’agricoltura all’innovazione tecnologica, dalla sostenibilità ambientale alle emergenze sanitarie, questi ultimi due temi mai come oggi delicati. Non a caso il trinomio attorno al quale gravita l’attività consultiva del G20 è People, Planet, Prosperity. Quello del G20 non è un evento isolato ma prevede numerosi incontri e una fitta agenda, che termina con il Vertice dei Leader del G20 che si terrà a Roma in ottobre.
Nel G20 di Napoli vengono quindi riassunte le decisioni prese nei mesi di consultazioni precedenti. La salvaguardia dell’ambiente e il cambiamento climatico sono temi caldissimi. Così questo forum apre le porte alla 26ª Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (UNFCCC COP26) che avrà luogo a Glasgow, in novembre. Sono sempre di più, fortunatamente, gli eventi mirati a contrastare gli effetti che l’uomo produce sull’ambiente. Rientrano tra i più importanti quelli volti al ripristino e alla salvaguardia della biodiversità (UNFCCC CBD COP 15) e alla lotta contro la desertificazione (UNCCD COP 15). L’impegno delle Nazioni Unite batte a larga scala sulle problematiche ambientali. Si terranno incontri per affrontare problematiche più specifiche riguardo il ripristino degli ecosistemi, i sistemi alimentari e gli oceani.
Vengono ripresi i punti discussi nell’Accordo di Parigi e confermato l’impegno nel limitare l’incremento di temperatura al di sotto dei 2°C. Per quanto possibile si cerca di contenere tale incremento entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. L’obiettivo comune a tutti gli stati membri poi dovrà essere quello di procedere quanto più velocemente possibile alla transizione energetica. Invertire il trend dell’impatto ambientale dell’uomo è l’enorme passo da compiere, che si rende possibile solo tramite degli sforzi finanziari multimiliardari. Attingendo al Climate Investment Funds, tutti i Paesi aderenti possono sfruttare 2 miliardi per procedere alla transizione energetica e all’efficientamento dei sistemi attuali. L’ampliamento della penetrazione di energia da fonti rinnovabili, l’economia circolare e una spinta nell’utilizzo di idrogeno, sono gli obiettivi fondanti al centro del progetto di ricollocazione dell’uomo nella natura. Il successo della riduzione delle emissioni di gas serra consiste in azioni diversificate e mirate sul sistema energetico.
Sebbene il bilancio complessivo del G20 risulti positivo (58 punti su 60 sono andati in porto), sono mancati due accordi fondamentali. I nodi critici più importanti circa l’aumento di temperatura e la decarbonizzazione restano irrisolti. I Paesi aderenti confermano l’impegno nel mantenere l’incremento di temperatura entro i 2°C, secondo quando concordato a Parigi, ma non sono unanimemente d’accordo sul limitare questo incremento incremento a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. I maggiori oppositori sono Cina, Russia e India. Cina e Russia sono Paesi maturi che hanno basato la loro crescita sullo sfruttamento di enormi giacimenti di carbone e che generano impressionanti quantità di gas serra. L’India è un Paese che sta inseguendo la maturità industriale ed economica e non vuole rinunciare ad alcuna fonte di energia per tagliare questo traguardo. Slitta così anche l’accordo fondamentale sulla decarbonizzazione dell’industria energetica al 2025.
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