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SAF: Emirates fa volare l’A380 grazie all’olio da cucina.

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Da anni ormai la Fly Emirates continua a supportare lo sviluppo di carburanti SAF (Sustainable Aviation Fuel) per combattere le emissioni del traffico aereo. A dicembre di quest’anno è atterrato a Dubai l’A6-EVL, il primo di tre aerei commissionati dalla compagnia aerea Airbus A380 ad essere alimentato con una miscela di jet-fuel e biocarburante.

Carburanti SAF: da dove si ricavano?

I SAF sono carburanti derivati da fonti meno convenzionali. Tra le più comuni possiamo trovare anche l’olio da cucina, gli scarti dell’industria agraria e immondizia urbana. Tutti questi composti sono realizzati con tecniche diverse a seconda dell’origine.

Uno dei metodi più usati è il processo Fischer-Tropsch. La materia prima reagisce col vapore formando così H2 e CO. La miscela gassosa poi subisce una reazione di riduzione tramite catalizzatore così da ottenere idrocarburi. Un’altra soluzione molto usata è la transesterificazione: gli acidi grassi presenti nell’olio vegetale vengono convertiti in esteri alchilici e glicerolo, formando biodiesel.

Gli aerei però non sono alimentati esclusivamente con questi biocombustibili, ma da una miscela al 50% con normale jet-fuel. Questo principalmente è dovuto al costo, in quanto un gallone di SAF costa 25 volte di più. La produzione inoltre è molto limitata: 50 milioni di litri all’anno. A causa del COVID-19 molte compagnie aeree usano questo tipo di combustibili in quanto incentivate economicamente.

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Quanto inquina il traffico aereo?

I voli sono diminuiti a causa del COVID-19, ma anche così il traffico aereo causa il 2.4% delle emissioni globali di CO2. Anche se la percentuale sembra molto bassa, indica anche che gli aerei sono il mezzo di trasporto più inquinante: per ogni kilometro si producono 285 grammi di CO2 a persona, con una media di 88 persone a volo. Un’auto, invece, ne produce 42 per passeggero per kilometro. Per fare un esempio, un volo da Londra a Città del Capo inquina quanto un impianto di riscaldamento medio in un anno. È bene notare che circa l’80% delle emissioni sono dovute alle tratte transoceaniche (o comunque superiori ai 1500 km). Le linee guida ICAO (International Civil Aviation Organization) hanno fissato una soglia di riduzione per ogni compagnia pari all’1,5% all’anno.

I biocarburanti sono stati utilizzati per la prima volta nel 2008 con un volo da Londra ad Amsterdam della Virgin Atlantic flew, mentre nel 2011 sono stati usati per alimentare il primo volo transatlantico, da Parigi a Camelina. Il primo transpacifico invece l’anno successivo. Ad oggi si stima che oltre un milione di voli abbiano usato miscele di carburanti SAF. La facilità con cui possono essere prodotti li hanno resi molto diffusi a livello globale. Qualsiasi nazione può sfruttare l’immondizia urbana e gli scarti dell’industria agraria. Questo rende il settore più competitivo, in quanto un monopolio vero e proprio non esiste. Per il 2025 si stima una produzione annuale di oltre 7 miliardi di litri all’anno.

L’uso intelligente di SAF come soluzione?

L’utilizzo di biocarburanti non è l’unica strategia della Fly Emirates per combattere le emissioni. La compagnia si avvale di una flotta di aerei moderna con un’età media di 6,5 anni per ridurre i consumi. Vengono impiegati anche altri accorgimenti come:

  • rotte flessibili che consentono una maggiore efficienza del piano di volo
  • monitoraggio dei carburanti nelle diverse fasi di servizio
  • miglioramento dell’efficienza di carico

La compagnia aerea fa parte del comitato Clean Skies for Tomorrow per promuovere lo sviluppo di SAF. Gli aerei non sono gli unici mezzi di trasporto alimentati a biodiesel: anche un terzo degli autobus per il trasporto degli equipaggi Emirates usano biocarburanti.

I biocarburanti nel settore dell’aviazione stanno diventando una realtà sempre più concreta. Il presidente della Emirate Airline, Tim Clark, ha dichiarato che è questione di pochi anni prima che vengano prodotti su larga scala e a costi competitivi.

Articolo a cura di Luigi SAMBUCETI