La battaglia contro le elevate concentrazioni di gas serra e particolato solido ha portato i limiti per le emissioni auto a livelli molto bassi. In prospettiva futura però, anche le batterie devono essere più pulite. Ecco, infatti, che spuntano nuovi standard ambientali per le batterie.
Il Green Deal Europeo, infatti, non presenta sconti ai veicoli elettrici. L’Unione Europea ha come obiettivo quello di imporre nuovi standard di produzione per accumulatori elettrici secondari.
Il commissario europeo per l’Ambiente, Virginijus Sinkevicius, afferma che l’Europa sarà il secondo mercato mondiale per batterie per veicoli elettrici. A fronte di 250 miliardi di investimenti già previsti entro il 2025, l’ecosostenibilità delle batterie non deve essere trascurata. L’Unione Europea ha, quindi, intenzione di dettare nuovi standard e requisiti che renderanno la produzione delle batterie più ecologica. È importante sottolineare che queste regole non varranno solo per chi produce le batterie nel continente ma anche per chi se ne approvvigionerà dall’estero. Questo potrebbe evitare problemi di delocalizzazione degli impianti in zone del mondo in cui vi sono meno restrizioni. Non vi saranno, inoltre, distinzioni di chimica.
Per rendere il processo industriale di produzione degli accumulatori più sostenibile possibile, l’Europa farà delle richieste specifiche ai produttori:
Importante poi sarà la quantificazione dei risultati. Bruxelles pretende, infatti, maggiori prestazioni in termini di efficienza e autonomia. Su questi temi, però, non sono ancora stati forniti valori di riferimento da raggiungere.
I tempi sono piuttosto stretti. L’iter che dovrebbe portare a questo nuovo Regolamento Europeo potrebbe concludersi nel 2023. Le tempistiche ridotte sono legate essenzialmente alle prospettive di cresscita della mobilità elettrica che, in Europa, sono più che rosee. Un recente rapporto di Transport & Environment ha, infatti, messo in luce come nel 2020 le auto elettriche, full electric e ibride, fossero destinate a triplicare le loro quote di mercato. Nel 2021 si prevede che i veicoli elettrici rappresenteranno il 15% del totale dei veicoli venduti. L’incremento sarà così del 50% rispetto all’anno precedente.
Il futuro Regolamento Europeo sarà, inoltre, uno strumento di pressione dell’Europa verso i partner internazionali. Questo per spingere tutti a politiche climatiche uniformi e condivise. Oltre al “passaporto della batteria”, infatti, per i paesi extra-europei che non si adegueranno alle norme comunitarie potrebbe essere introdotta una carbon border tax ad hoc.
Maroš Šefčovič, vicepresidente della commissione relazioni interistituzionali e prospettive strategiche, ha presentato insieme Frans Timmermans (vicepresidente) e Adina Valean (commissaria) la roadmap carbon neutral. A partire dal 2024, infatti, il carbon footprint delle batterie e dei veicoli elettrici dovrà essere reso noto. A partire dal 2027 nessuna batteria sarà immessa sul mercato se non rispetterà i limiti ambientali sulle emissioni di CO2. Sempre a partire dal 2027 si dovrà dichiarare la quantità di materie prime riciclate in uso nella produzione delle batterie. A partire dal 2030 si dovranno raggiungere le seguenti percentuali di recupero e riutilizzo di:
La commissione europea fa, comunque, distinzione tra batterie per auto elettriche e batterie portatili. Per quelle che derivano da auto elettriche, si chiede che il 100% delle celle sia raccolto e sottoposto a processi di recupero/riciclo entro il 2030. Sono inoltre incentivati, per queste batterie, applicazioni second life di accumulo energetico statico.
Per quanto riguarda le batterie portatili, l’obbligo attuale è di raccoglierne e riutilizzarne almeno il 45%. Entro il 2030, questa percentuale deve raggiungere il 70% passando per il 65% nel 2025.
Tutti questi obblighi legati al quadro formativo che si delinea e i nuovi standard per le batterie, potrebbero far pensare che l’Europa stia ostacolando la crescita di questo comparto. In realtà, però, la nascita dell’Alleanza Europea per le batterie, gli investimenti, la transizione energetica, i progetti di costruzione di 15 “gigafactory” contribuiranno a rendere il continente europeo completamente autosufficiente e indipendente dalla Cina per la produzione delle celle. La paura, quindi, che questo sia un quadro normativo frenante per il settore, sembra particolarmente infondata.
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