L’uomo, negli ultimi secoli, si è ricavato il suo spazio a scapito della natura costruendo enormi città ed infrastrutture per collegarle. Negli ultimi anni, però, il trend sta cambiando. Sempre più spesso si cerca un equilibrio tra uomo e natura, integrando spazi verdi con le costruzioni in cemento. I motivi principali sono intuitivi. La presenza di spazi verdi migliora l’aria ed aiuta a diminuire le temperature che d’estate stanno subendo forti impennate, anche in Italia. La loro utilità si riduce a questo? Grazie alla tecnologia anemocinetica la risposta è no.
L’anemocinetica converte il movimento dei rami degli alberi in energia. Per far ciò sono stati analizzati i movimenti dei rami al variare della velocità del vento, dell’altezza e del tipo di alberi. Si è visto che essi subiscono una deflessione che varia tra i 10 ed i 250 millimetri. Il prototipo ideato per sfruttare questa deflessione si basa sull’effetto piezoelettrico diretto che converte la deflessione dei rami in una differenza di potenziale.
Gli studi per sfruttare questo fenomeno sono ancora in corso ma sembra ci siano risultati promettenti. Infatti, è sviluppato un prototipo costituito da un disco piezoelettrico fissato tra un’asta mobile ed il ramo di fissaggio, l’elemento elastico.
Il ramo di supporto, a causa del flusso d’aria o dell’azione animale, oscilla tra due posizioni estreme, nelle quali il moto si inverte. Ovviamente deflessioni eccessive porterebbero alla rottura del ramo di supporto. L’asta, per la sua inerzia, oppone un momento di forza che va a deformare il disco piezoelettrico. La deformazione provoca l’orientazione dei cristalli che costituiscono il disco generando così una carica che passa in un circuito elettrico. Mediante delle prove sul campo, è generata una carica di 3,6 Volt con una corrente di 0,1 ampere ed una durata di 200 millisecondi. Questa corrente può alimentare piccoli componenti elettrici come ad esempio dei LED.
Le applicazioni per questa tecnologia sono molteplici. Si potrebbero alimentare dei sensori per creare un Internet of Forest. Monitorandone i cambiamenti si potrebbe intervenire con più prontezza in periodi come quello in cui stiamo vivendo, nel quale le alte temperature stanno provocando incendi difficili da domare. Inoltre, il collegamento di più dispositivi del genere potrebbe creare delle piccole centrali elettriche.
Al momento, non si è ancora nella fase in cui è possibile fare confronti con le altre eco-tecnologie in termini di efficienza e produttività, poiché è una tecnologia ancora in pieno sviluppo. Però, rispetto alle altre innovazioni, ha sicuramente un’utilizzo più “simbiotico” con la natura. Questi prototipi, venendo applicati sui rami degli alberi, potrebbero trovare il consenso che i Wind Tree non hanno riscosso. Molti si sono scagliati contro i Wind Tree definendoli antiestetici ed asserendo che rovinerebbero il paesaggio. Essi, infatti, devono essere installati in alto per produrre alla massima efficienza e quindi diventano eccessivamente visibili. I prototipi di produzione tramite anemocinetica, invece, verrebbero integrati nella vegetazione già esistente o potrebbero addirittura favorire la creazione di nuove aree verdi. Riconvertire spazi urbani inutilizzati in piccoli boschi con questa tecnologia risulta ancora più vantaggioso.
Chi non vorrebbe sfruttare energia così verde? Speriamo quindi che i prototipi raggiungano l’efficienza desiderata il più velocemente possibile. Nulla però vieta di avvantaggiarsi piantando qualche nuovo albero.
Articolo a cura di Monica MEMOLI
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