Rifiuti radioattivi di ogni tipo sono presenti nel territorio nazionale, anche se in Italia lo sfruttamento dell’energia nucleare si è fermato nel 1990. La loro individuazione e catalogazione è necessaria per una corretta gestione delle scorie. Questo compito spetta all’ISIN, un ispettorato nazionale operativo del 2018.
L’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione svolge la funzione di autorità competente in materia di regolamentazione dei rifiuti radioattivi. In particolare, l’ISIN ha il compito di redigere annualmente un inventario dei rifiuti presenti in Italia. Infatti, i dati che lo compongono sono relativi a: volumi, masse, stato fisico, attività specifica, contenuto radionuclidico e condizioni di stoccaggio dei rifiuti. Oltre ad essere un valido supporto per le attività di vigilanza, esso propone misure di gestione dei rifiuti, che valutano la loro pericolosità.
Con rifiuto radioattivo si intende “qualsiasi materia radioattiva in forma gassosa, liquida o solida, per la quale non è previsto nessun riciclo o utilizzo ulteriore”. Il decreto del Ministro dell’Ambiente e del Ministro dello Sviluppo Economico del 7 agosto 2015 stabilisce i criteri di classificazione delle scorie, che sono suddivise in 5 sottocategorie di rifiuti:
A seconda della categoria, il rifiuto ha una differente destinazione finale, che può prevedere stoccaggio temporaneo, smaltimento immediato o con precedente immagazzinamento temporaneo.
Per avere una visione precisa della situazione in Italia, occorre fare riferimento agli impianti presenti sul territorio nazionale che al momento detengono rifiuti radioattivi. In particolare, la dismissione delle vecchie centrali destinate alla produzione di energia elettrica contribuisce per la maggior parte al computo delle scorie. Prima fra tutte, la Central del Garigliano a Sessa Aurunca (CE), in esercizio dal 1964 al 1978, con una totalità di materiali radioattivi che sfiora i 350000 GBq. Tra le altre, vanno ricordate la Centrale di Caorso, la Centrale di Latina e la Centrale “Enrico Fermi”.
Sono da aggiungere all’inventario anche tutti i rifiuti derivanti da altri tipi di impianto, ad esempio di trattamento e condizionamento, oltre che i depositi temporanei. Inoltre, vanno considerati i reattori destinati alla ricerca, come il TAPIRO e il TRIGA, che si trovano nel Centro Ricerche Casaccia dell’ENEA. Non da meno sono tutti quegli impianti appartenenti al settore chimico, farmaceutico e diagnostico.
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