Il 24 Aprile, nel comunicato di Rainews, il SIMA ha reso noto che è stata confermata la presenza di RNA di Covid-19 nel particolato atmosferico. A un mese di distanza, quando il SIMA pubblicò un position paper circa la diffusione del virus per mezzo del particolato atmosferico. Le conferme arrivano da analisi eseguite su 34 campioni di PM10 in aria di siti industriali della provincia di Bergamo, raccolti con due diversi campionatori d’aria per un periodo continuativo di 3 settimane, dal 21 febbraio al 13 marzo.
L’Università di Trieste e l’azienda ospedaliera Giuliano Isontina hanno effettuato le analisi. Delle 22 giornate, 8 confermano la presenza. “I risultati positivi sono stati confermati su 12 diversi campioni per tutti e tre i marcatori molecolari, vale a dire il gene E, il gene N ed il gene RdRP, quest’ultimo altamente specifico per la presenza dell’Rna virale Sars-CoV-2″, afferma professor Leonardo Setti, coordinatore del gruppo di ricerca scientifica.
Il fatto che il particolato veicoli il covid-19, significa che è stata identificata un’ulteriore via di contagio?
“[…] non attesta ancora con certezza definitiva che vi sia una terza via di contagio. Tuttavia, occorre che si tenga conto nella cosiddetta fase 2 della necessita’ di mantenere basse le emissioni di particolato per non rischiare di favorire la potenziale diffusione del virus”
Prof. Gianluigi De Gennaro
Come afferma il Prof. De Gennaro, in condizioni di elevate concentrazioni di PM, le “micro-goccioline” contenenti il virus, creano delle strutture con il particolato dette cluster. Tali strutture persistono nell’ambiente per più tempo. La presenza del virus nel particolato può permettere di effettuare analisi all’interno degli ambienti indoor. Esso potrebbe essere un buon indicatore per verificare la diffusione in ambienti come ospedali, uffici, o attività aperte al pubblico. L’analisi può certamente delineare condizioni di recidiva, di ritorno del covid-19. Soprattutto con l’inizio della Fase 2.
Lo studio conferma esplicitamente l’influenza dell’inquinamento sulla diffusione del virus. E spiega la larga diffusione di esso nella zona della Pianura Padana, messa in ginocchio dall’emergenza. Se l’inquinamento comporta costi e perdite economiche, e comporta danni alla salute umana, la sua azione diventa estremamente dannosa in vista di fenomeni pandemici.
Come sottolineano i ricercatori, è importante attuare misure che limitino nel futuro le concentrazioni di particolato atmosferico. Le prossime indagini riguarderanno la valutazione del grado di virulenza del covid-19 quando veicolato dal particolato.
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