È credenza ormai diffusa che la plastica sia il principale contribuente agli impatti ambientali non legati alla CO2 e che il suo utilizzo sia da demonizzare. Plastic free è lo slogan alla base della lotta alla plastica. Chiaramente, questo non rispecchia la realtà delle cose. Ciò che deve cambiare è l’atteggiamento dell’uomo nella fase di post utilizzo dei prodotti plastici. La plastica, grazie all’elevata resistenza all’usura e al relativo basso costo di produzione, è tutt’ora uno strumento vincente per le giuste applicazioni.
L’attuale approccio di riciclo delle materie plastiche è verticale poiché segue la gerarchia dei rifiuti. La plastica è degradata per produrne di riciclata. Ridurre la qualità del materiale rende impossibile un riciclo “infinito“.
Lo steam cracking è, nella chimica industriale, un processo di petrolchimica nel quale gli idrocarburi saturi (con soli legami C-C) vengono ridotti a idrocarburi a catena più corta, generalmente insaturi (contenenti legami C=C o C≡C).
È il metodo più diffuso per produrre le olefine (etene e propene, ad esempio).
In breve, nello steam cracking, nafta, LPG o etano sono diluiti con vapore e alimentati ad una fornace in assenza di ossigeno. La temperatura è di 850°C e il tempo di reazione è dell’ordine dei millisecondi per ottenere rese più elevate. La reazione viene poi fermata tramite un raffreddamento molto veloce (quenching).
Svezia. Chalmers University di Goteborg. Il gruppo di ricerca di tecnologie energetiche del professore Henrik Thunman punta ad un processo di riciclo circolare. Il modo per fare ciò è proprio il processo di steam cracking.
“Invece di seguire la tradizionale idea di riciclo verticale, ci siamo concentrati sul catturare gli atomi di carbonio nella plastica raccolta e sull’usarli per produrne di riciclata con qualità pari a quella nuova” afferma il professor Thunman. Il processo è applicabile a qualsiasi tipo di plastica, incluse quelle che di solito sono lasciate al landfilling.
Questa idea di riciclo potrebbe dare alla plastica riciclata un valore economico reale (produrne riciclata tende a costare di più che produrne di nuova) e minimizzare il “leakage“, e i suoi effetti, in natura. Potrebbe inoltre creare le condizioni per spingere a raccogliere la plastica già presente nell’ambiente.
Ed è proprio questo su cui porre l’attenzione. La plastica NON è un problema. Il problema è rappresentato dall’uomo e dal suo atteggiamento nei confronti della end of life dei prodotti plastici.
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