Articolo a cura di Claudia CONCARO
Il cambiamento climatico è una delle più grandi sfide della storia. La concentrazione in atmosfera di CO2 e gas serra sta causando un rapido riscaldamento della terra e del mare. Nel 2017, la temperatura sulla Terra ha raggiunto la soglia di 1 °C in più rispetto al livello preindustriale. Il panel intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC) ha concluso che l’umanità si troverà ad affrontare problemi sempre più complicati nel caso in cui l’aumento di temperatura non venga mantenuto ben al di sotto dei 2 °C in più rispetto al periodo preindustriale.
Nonostante non venga sempre messo in evidenza, l’oceano svolge un ruolo chiave nel regolare la temperatura globale. Non solo assorbe il 93% del calore causato dall’aumento di CO2, ma anche il 25-30% delle emissioni antropogeniche, quota che altrimenti rimarrebbe in atmosfera. A causa di questo, però, si stanno verificando processi di riscaldamento e acidificazione che mettono a rischio la vita degli ecosistemi marini.
È nata l’idea di rendere l’oceano stesso il protagonista di una serie di misure per mitigare il cambiamento climatico. Gli esperti del High Level Panel for a Sustainable Ocean Economy (HLP), hanno trovato 5 modi per sfruttarlo.
La generazione di calore e elettricità causa circa il 25% delle emissioni globali. Allora si pensa di utilizzare la superficie oceanica per estrarre energia da onde e maree. Installare turbine eoliche offshore e pannelli fotovoltaici galleggianti per generale elettricità e pompe di calore per raffreddare e riscaldare.
L’emissione di gas serra causata dai trasporti marittimi rappresenta circa il 3% del totale. I trend mostrano una grande crescita nella domanda di spedizioni, ma un piccolo miglioramento nell’efficienza nei trasporti. Se questo andamento continua, le emissioni legate al trasporto marittimo si duplicheranno entro il 2050.
L’aspetto positivo è che interventi come l’accumulo di energia elettrica in batterie e l’utilizzo di carburanti sintetici e/o a base di idrogeno potrebbero portare ad una riduzione fino al 100% delle emissioni.
Gli ecosistemi marini svolgono un grande ruolo nello stoccaggio di carbonio. Mangrovie e alghe, ad esempio, sono in grado di accumulare carbonio fino a 10 volte tanto rispetto agli ecosistemi terrestri. La maggior parte del carbonio viene immagazzinato nei terreni in cui la presenza di acqua salata rallenta la decomposizione della materia.
Se i sistemi marini vengono degradati, il carbonio, che è stato accumulato nel corso di centinaia o migliaia di anni, viene ossidato e restituito all’atmosfera sotto forma di CO2. È per questo che è di vitale importanza preservare e ripristinare questi ecosistemi e a loro capacità di sequestrare e immagazzinare carbonio.
L’aumento della popolazione mondiale e la diffusione di “diete occidentali” sta portando ad un sempre maggiore consumo di proteine animali. Questa tendenza non solo causerà un aumento delle emissioni di gas serra, ma anche problemi legati alla scarsità idrica, degrado del suolo e perdita di habitat.
Il cibo proveniente dal mare solitamente provoca emissioni inferiori rispetto alle altre fonti proteiche. Aumentare la frazione di cibo proveniente dall’oceano nella dieta e ridurre gli alimenti a base di animali potrebbe contribuire in maniera significativa a mitigare il cambiamento climatico.
L’oceano, infatti, contiene naturalmente una grande quantità di CO2, oltre ad assorbire ogni anno circa il 25-30% delle emissioni umane. Di conseguenza, esiste un considerevole potenziale nello stoccaggio, potenziale che però non è ancora stato sfruttato in quanto sono necessarie ulteriori analisi sui rischi per gli ecosistemi marini.
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