Il fotovoltaico in India potrebbe diventare un problema
Articolo a cura di Alessandro PLANTAMURA
Prendi per un attimo in considerazione le ultime cinque chiacchierate a sfondo energetico o ambientale che hai avuto. Tra plastica e crisi idrica, ti sarai quasi certamente imbattuto in tema rinnovabili. Tra queste, una parola che difficilmente si impone con prepotenza all’interno del discorso è la parola “contro”. Quando si parla di rinnovabili, è sempre difficile riscontrare una quanto più approfondita analisi di eventuali svantaggi.
Il caso dell’India
Questo però non sta avvenendo in India, dove numerose società di consulenza, in questi mesi, stanno seguendo con attenzione il dibattito politico. E questo farà convergere le scelte in materia energetica del primo ministro indiano, Narendra Modi. Questi ha infatti fissato un nuovo traguardo energetico per i prossimi cinque anni: l’India vuole toccare la soglia dei 175 GW di potenza da rinnovabili. In particolare, aumentando di 80 GW i dati già precedentemente concordati, di cui 47 GW dal solare e 21 GW dall’eolico.
La pretesa del primo ministro, può sembrare di tutto rispetto e in piena linea con le campagne e i dibattiti ambientali sempre più caldi e frequenti. C’è però chi non si è fermato ai soli punti percentuali anticipati da un “+”, ma che giustamente si è posto qualche domanda. Parliamo in questo caso di Bridge to India (BTI), società di consulenza indiana, specializzata in energie rinnovabili.
Se nelle solite chiacchierate sulle rinnovabili partiamo dai pro, in questo caso, Bridge to India e, in particolare, Surbhi Singhv – a capo della ricerca – hanno voluto iniziare dai contro. Pensando al peso di ogni singola scelta su ampia scala e rapportandolo a quella che è la situazione generale del proprio paese.
Il problema dei rifiuti
Sulla base dei dati in loro possesso, è stato stimato uno scarto pari a 200 000 tonnellate entro il 2030 e di 1,8 milioni di tonnellate entro il 2050. Il dato presente sul report di BTI è certamente d’impatto, specie se pensiamo a quanto sia proficuo il mercato dello smaltimento. Da un solo modulo è infatti possibile estrarre quantità non trascurabili di argento e silicio di grado solare. Ben più prezioso del silicio normalmente presente in natura.
Secondo la Bridge to India, infatti, il paese, oltre a non disporre delle infrastrutture adatte ad accogliere un mercato in così grande espansione, non può neanche fare affidamento su una normativa sullo smaltimento, che detti le giuste linee guida.
Come si può quindi facilmente evincere, non è tutto oro quel che luccica. Dietro quella che può sembrare una grande iniziativa di governo, del tutto rispettabile, si nascondono problematiche che possono differire da contesto a contesto.
Ciò che il report del BTI ci lascia, oltre ad una serie di dati in GW e tonnellate è che, in ogni dibattito ambientale che affrontiamo, dovremmo avere una visione quanto più grandangolare possibile, che ci permetta di analizzare la questione nella sua completezza ed eventualmente esprimere un giudizio che, il più delle volte, si rivelerà comunque molto soggettivo.