Così parla di eolico uno dei maggiori esperti di storia dell’arte (?) in Italia:
Innanzitutto farò di tutto perché non vengano più installate quelle terribili pale eoliche che tanto rovinano il paesaggio. Dovranno passare sopra di me per installarne di altre. Chi ne vorrà di altre cominci a pensare di infilarsele in quel posto…
Ed ecco perché – tempo fa – ci siamo sentiti in dovere come sito divulgativo di spiegare al caro Vittorio Sgarbi perché l’eolico, secondo noi, non è poi così male.
E, come avviene per il tema vaccini, il problema è lo stesso: le parole escono da bocche non sempre collegate ad un cervello competente. Ed è proprio la (IN)competenza che non è da sottovalutare, in ogni ambito. Da tempo ci battiamo con Energy CuE per cercare di affrontare temi caldi quali la TAP nella maniera più oggettiva possibile, oltre che per dimostrare l’attendibilità di tecnologie o notizie più o meno fantasiose, vedi il Motore Schietti.
In questo contesto, senza neanche troppa sorpresa, una delle nostre autrici si è imbattuta nella Rete della Resistenza sui Crinali. Quest’ultima di auto definisce come << coordinamento dei comitati dell’Alto Appennino contro l’eolico industriale selvaggio, costituito da comitati o gruppi di comitati sorti in seguito alla proliferazione dei progetti per la costruzione di sempre nuovi impianti sulle nostre montagne >>. Definizione che (italiano a parte) vomita paroloni vuoti quali “eolico industriale selvaggio” non meglio definito, o “proliferazione di progetti” non ben quantificata.
Tuttavia il problema ambientale in caso di parchi eolici grandi, seppur minimo rispetto ad altre fonti energetiche, esiste. E a quel punto non sapevo neanche se scriverne: parlare e comunicare a slogan è ormai parte del nostro vivere quotidiano e potrebbe anche andar bene, a patto che poi le persone si informino in prima persona su quanto e come sia vera la notizia.
Poi ho letto la frase:
… ma il colpo di grazia è rappresentato dal costo annuo degli incentivi agli impianti rinnovabili che quest’anno supererà i dodici miliardi di euro, pur trascurando i miliardi di oneri ancillari da spendere a causa della natura intermittente dell’energia fotovoltaica e eolica, per fornire poco più del 10% dell’energia elettrica consumata in Italia: un’autentica catastrofe finanziaria ed ingegneristica…
Pur supponendo che i dati utilizzati dal sito in questione siano aggiornati al 2010 e pur supponendo che l’autore della frase appena citata avesse voluto scrivere “poco più del 10% dell’energia consumata in Italia“, quindi non solo elettrica, l’asserzione risulta sbagliata. E i dati parlano chiaro.
Nel 2010 in Italia il 13,00 % dei consumi totali lordi di energia era coperta da fonti energetiche rinnovabili (FER); la percentuale aumenta se si considerano, come scritto sul sito di cui sopra, solo i consumi finali del settore elettrico, fino al valore di 20,10 %.
I valori aggiornati al 2016, invece, mettono in luce ancor di più l’inattendibilità della Rete della Resistenza sui Crinali. Le FER coprono il 17,10 % dei consumi totali di energia, e il 34,00 % dei consumi del settore elettrico.
Non arrendiamoci al falso.
La verità, nel nostro campo, fortunatamente, spesso è solo una.
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