Riciclare le batterie esaurite è possibile, grazie agli agrumi
A breve potremmo essere finalmente in grado di riciclare facilmente le batterie esaurite tramite l’aiuto di arance, limoni e ananas. Il nuovo processo punta a combattere contemporaneamente due piaghe del nostro millennio: l’inquinamento e lo spreco alimentare.
Al giorno d’oggi, infatti, meno del 5% delle batterie agli ioni di litio esaurite viene riciclato. Queste, una volta gettate via, possono generare rifiuti molto tossici e si stima che il loro volume raggiungerà gli 11 milioni di tonnellate entro il 2030. Per fortuna, numerosi ricercatori sono al lavoro per trovare una soluzione al problema e, in questi giorni, ben due progetti stanno iniziando a dare i loro frutti.
Singapore, ecco l’impianto pilota di riciclaggio per le batterie esaurite
La prima struttura del suo genere si trova a Singapore. Qui, i ricercatori della Nanyang Technological University (NTU), hanno aperto la strada al processo di riciclaggio delle batterie nel 2020 e successivamente hanno stretto una partnership con un impianto di riciclaggio locale per rendere concreta la loro idea.
Adesso l’impianto, che è operativo dalla fine del 2022, può trattare fino a 2.000 litri di vecchie batterie triturate alla volta, utilizzando un solvente fatto con le bucce degli agrumi. Decisamente un buon inizio se lo sommiamo all’impianto di riciclaggio delle batterie Se-cure Waste Management (SWM) che elabora circa 18 tonnellate di batterie usate al giorno. Grazie a questi, infatti, NTU prevede di commercializzare il processo entro l’anno prossimo e di vendere i materiali riciclati ai produttori di batterie di tutto il mondo.
Come funziona il processo di riciclaggio
Il processo inizia con la triturazione delle batterie usate da cui si separano plastica e metalli, dei quali circa il 90% può essere recuperato e riutilizzato. Gli elementi così recuperati si chiamano “massa nera” e successivamente dissolti in miscele chimiche, ricavate dagli scarti della buccia degli agrumi ad alta acidità, studiate proprio per estrarre i metalli utilizzati per gli elettrodi delle batterie: cobalto, litio, nichel e manganese.
La buccia degli agrumi è notoriamente nota per essere ricca di zuccheri e acidi naturali che possono aumentare la dissoluzione e il recupero dei metalli dalle batterie usate. Questi, una volta recuperati, si immettono in sali metallici che gli permettono, così, di essere utilizzati nelle nuove batterie agli ioni di litio.
AraBat, la startup italiana che vuole riciclare le batterie con le bucce d’arancia
Anche in Italia sono al lavoro per ideare un innovativo sistema di riciclo delle batterie esaurite grazie alla buccia d’arancia. Infatti AraBat, una società innovativa di origine pugliese, vuole sfruttare le bucce di questi agrumi, insieme a scarti vegetali, per recuperare terre rare e metalli preziosi contenuti nelle batterie esaurite sfruttando un processo sostenibile.
“È un processo del tutto nuovo e sostenibile che noi chiamiamo idrometallurgia verde. Questo ci permette di recuperare dai corpi esausti delle batterie metalli preziosi come il litio, il cobalto e il nichel che possono essere rivenduti ai settori farmaceutico, dell’edilizia, delle ceramiche e dei vetri e agli stessi produttori di batterie”.
Raffaele Nacchiero, amministratore delegato
Come funziona il processo di riciclaggio italiano
Anche se la startup è molto giovane, il processo è stato ideato negli ultimi due anni e prevede la deumidificazione dell’impasto in una fornace ad una temperatura non superiore agli 80 gradi. Successivamente si polverizza e si inserisce in un reattore con acido citrico organico e la massa nera, frutto della triturazione delle batterie esaurite.
Alla fine di questo processo si ottengono dei sacchi di materiali di 25 chili ciascuno; lo scopo del team, però, non è semplicemente quello di rivendere il prodotto ricavato, ma quello molto più nobile di fornire in licenza la propria tecnologia permettendo anche ad altri Paesi di creare i propri stabilimenti di riciclo.
È già presente un primo impianto pilota in Canada, dove entro giugno dovrebbe completarsi la sperimentazione che permetterà, poi, l’attuazione in concreto del progetto con la costruzione di un impianto proprio in Puglia, patria dell’innovativo processo di riciclaggio.