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National Grid ed il blackout in UK

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Lo scorso 9 Agosto, intorno alle 18:00 italiane, un blackout ha interessato parte della rete elettrica di Galles ed Inghilterra, gestita da National Grid. Cosa è avvenuto?

Il blackout

L’evento è iniziato a causa della perdita simultanea di due impianti di produzione. I siti incriminati sono Little Barford, centrale a gas a ciclo combinato da 740 MW di RWE, e alcune unità dell’impianto eolico offshore Hornsea di Ørsted. Essendo il corretto funzionamento del sistema elettrico basato sull’uguaglianza istantanea di produzione e consumo di elettricità, l’imminente riduzione di generazione ha causato una drastica riduzione di frequenza, che ha raggiunto i 48.9 Hz. Al fine di ripristinare l’equilibrio e riportare la frequenza ai 50 Hz nominali, National Grid ha dovuto avviare la procedura di emergenza di distacco di alcuni carichi elettrici.

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La procedura di emergenza del distacco dei carichi è stata necessaria anche perché il sistema elettrico in quel momento era estremamente fragile, essendo caratterizzato da elevata produzione rinnovabile, dovuta ad una forte ventosità, e pochi impianti termoelettrici accesi e pronti a “sostenere” la frequenza.

La situazione è stata riportata alla normalità alle 18:30 italiane ma alcune di trasporto ferroviario hanno ripreso il normale funzionamento solo verso sera o il giorno successivo. Sembra si sia trattato di un evento raro che, nonostante i disagi causati alla popolazione, ha comunque dimostrato l’efficacia dei sistemi di sicurezza, intervenuti tempestivamente per ripristinare le condizioni di esercizio in sicurezza. Intanto, Ofgem, regolatore nazionale per l’energia elettrica e gas, ha richiesto che venga svolto uno studio approfondito per analizzare le cause e le dinamiche dell’evento.

La riduzione dell’inerzia

Per far fronte alla progressiva riduzione di inerzia che il sistema sta sperimentando, National Grid sta sperimentando la cosiddetta “inerzia sintetica”, ossia la possibilità di sfruttare alcune tecnologie, ad esempio lo storage, in grado di fornire una risposta in potenza rapida e che riesca ad imitare la risposta delle grandi macchine rotanti degli impianti convenzionali, naturalmente proporzionale al Rate of Charge of Frequency (Rocof), ossia il tasso di variazione della frequenza nel tempo. Tutto questo è necessario affinché National Grid possa centrare l’obiettivo di phase out del carbone entro il 2025 continuando comunque a garantire elevati standard di qualità e disponibilità del servizio.