Emergenza siccità in Italia: allarme per il fiume Po
L’emergenza siccità minaccia l’Italia e il suo fiume principale, il Po. In questi giorni si sta registrando un avanzamento da record del mare verso la foce. La causa sta sia nella scarsità delle piogge che nell’aumento delle temperature registrate. Ancora una volta i cambiamenti climatici mostrano i loro effetti e rischiano di compromettere la nostra società ed economia.
La siccità del fiume Po
L’Autorità distrettuale del fiume Po negli ultimi giorni ha reso nota una situazione senza precedenti. Il cuneo salino, ovvero l’avanzamento dell’acqua di mare che risale verso l’acqua dolce, ha raggiunto livelli da record. Il percorso registrato è stato infatti di ben 30,6 km. In pratica, il mare sta “mangiando” il fiume, che sta perdendo sempre più acqua. I temporali che si sono verificati nei giorni scorsi hanno compensato in parte la perdita di portata idrica, ma non basta. La regione Emilia-Romagna ha già richiesto lo stato di emergenza al governo. Servono circa 37 milioni di euro per attuare gli interventi necessari nel breve termine. Le cinque stazioni di monitoraggio delle quote di acqua del Po segnalano tutte una situazione di “siccità grave”.
La situazione attuale
Secondo i dati dell’Osservatorio del Po la siccità che attualmente colpisce il Nord Italia è la peggiore crisi degli ultimi 70 anni. Le nevicate sono sempre meno abbondanti e le temperature sempre più alte. Di conseguenza, abbiamo a disposizione sempre meno riserve di acqua. In alcune città l’acqua è razionata di notte e, secondo la Protezione Civile, potrebbe esserci una chiusura temporanea anche di giorno. Lo stato di emergenza interessa Lombardia, Emilia-Romagna, Umbria e Piemonte. Siamo in una situazione estrema, causata principalmente da tre fattori scatenanti. Negli ultimi mesi, rispetto ad anni precedenti, la quantità di piogge è stata mediamente la metà. Le temperature sono sempre più alte della media, come effetto diretto dello stravolgimento del clima. E infine, le infrastrutture italiane non sono ottimizzate per la gestione delle risorse idriche, con conseguenti perdite anche consistenti.
Il lancio dell’allarme per il Po
L’attuale livello di siccità registrato dall’Autorità distrettuale del Po ha spinto a richiedere una riduzione del prelievo idrico del 20% sulle acque disponibili. In caso contrario, il problema sarebbe solo rimandato di qualche giorno. Bisogna evitare che la situazione provochi dei danni irreversibili e causi il blocco del servizio idrico per milioni di persone. Il segretario generale dell’Autorità, Meuccio Berselli, ha spiegato che si è reso necessario richiedere il prelievo di acqua da altre risorse:
“Quando chiediamo acqua ai grandi laghi, lo facciamo perché abbiamo bisogno per l’agricoltura e per l’idropotabile. Ma abbiamo anche bisogno per evitare danni irreversibili all’habitat così come sancito dalla Comunità Europea. Abbiamo un tavolo aperto con gli amici svizzeri che hanno laghi molto importanti, ma anche qui è difficile trovare una soluzione. Al momento, il lago che è messo meglio è quello di Garda, dal quale stiamo prelevando 70 metri cubi al secondo”
Un’ondata di caldo
A livello nazionale la situazione non è migliore. Anche quest’estate stiamo assistendo a temperature eccezionali, con picchi di oltre quaranta gradi in alcune città. Negli ultimi vent’anni i dati riportano una siccità grave ogni tre o quattro anni, con conseguenze dannose per l’economia. Ad aggravare lo stato attuale del clima nel nostro Paese è la variazione di distribuzione delle piogge. Si alternano sempre con maggiore frequenza periodi di piogge brevi ma intense a periodi di totale assenza.
Le conseguenze della siccità
Il primo effetto della siccità è il calo delle risorse e riserve idriche. Ciò vuol dire che gli scenari per l’agricoltura non sono ottimistici. Inoltre, esiste il problema del prelievo dell’acqua dai bacini e il blocco delle centrali idroelettriche, con conseguente deficit nella fornitura di energia. La mancanza di piogge implica anche la mancanza di acqua per tutti gli usi civili a cui siamo abituati.