Addio alla plastica monouso: approvata la legge europea
Da pochi giorni è legge la direttiva europea Sup che stabilisce che potranno essere venduti prodotti monouso in plastica solo per esaurire le scorte. Eliminare la plastica è un passo fondamentale per combattere l’inquinamento dei mari e delle spiagge. Sono infatti i prodotti monouso abbandonati che causano la contaminazione dell’ecosistema e costituiscono un rischio per la salute umana e animale.
La direttiva contro la plastica
La direttiva europea 904/2019 è conosciuta come Sup, che sta per “Single use plastic products”. Nel 2019 è stata approvata come strategia contro l’inquinamento che proviene dagli oggetti di plastica abbandonati nell’ambiente, soprattutto marino. Sono vietati i prodotti di plastica “usa e getta” in tutti i Paesi dell’UE. L’obiettivo di riduzione dei rifiuti di plastica è fissato al 50% entro il 2025 e all’80% entro il 2030. Secondo la direttiva, non saranno più venduti i prodotti di uso quotidiano a cui siamo abituati, tra cui piatti, posate, cannucce, contenitori, coperchi, bottiglie con capacità fino a 3 litri. Saranno consentite alternative più sostenibili oppure in plastica riciclata, non classificabile come “monouso”.
Le linee guida
La Commissione Europea ha fornito alcune indicazioni per garantire l’applicazione della legge. Si fa riferimento ai prodotti usa e getta costituiti totalmente o parzialmente da plastica, tranne ai dispositivi di protezione individuali come mascherine e guanti monouso. Sono banditi tutti i prodotti realizzati con polimeri di sintesi di origine petrolchimica e le bioplastiche compostabili, perché non si conoscono i loro effetti sull’ambiente.
Sono esclusi anche piatti o bicchieri in carta o cartone rivestiti da film plastico e si introducono misure più severe per gli imballaggi. I produttori dovranno garantire le attività di raccolta e pulizia dei rifiuti al termine del ciclo di vita. Vi è l’obbligo di apporre un’ etichetta che informi sulla presenza di plastica in prodotti che non possono essere modificati nell’immediato, come salviette umidificate, filtri per sigarette e assorbenti igienici.
Plastica: cosa cambia
Sono consentiti i polimeri di origine naturale, cioè fibre naturali come quelle da mais, canapa, cellulosa, riso. Per quanto riguarda gli imballaggi, non potranno più essere con plastica tradizionale ma solo con carta o plastica biodegradabile al 100%. Va ricordato però che il cambiamento è possibile anche con piccole azioni quotidiane. L’eliminazione di oggetti superflui o la sostituzione di prodotti di plastica con alternative sostenibili sono solo alcuni esempi. Soprattutto è necessario evitare di abbandonare i rifiuti nell’ambiente e ricorrere alla raccolta differenziata, per un corretto smaltimento e riciclo.
La situazione in Italia
L’Italia ha recepito la direttiva europea, ma il problema è che il nostro Paese è il primo produttore di plastica in Europa. L’applicazione della direttiva, almeno in Italia, sarà graduale. Ci sono diverse discordanze tra le leggi italiane e le direttive europee. La legge italiana ad esempio esclude dal bando tutte le plastiche usa e getta compostabile, una parte rilevante della produzione industriale nazionale. L’iter di recepimento della direttiva Sup è stato complesso soprattutto negli ultimi mesi.
Ciò che fa discutere è che secondo la norma europea vanno esclusi anche prodotti parzialmente ricoperti di plastica. Per questo l’Italia ha fatto pressione sull’Europa per evitare un bando dannoso e insensato. Altro punto delicato è l’esclusione delle bioplastiche compostabili. Legambiente non la ritiene corretta, ricordando la sostituzione delle buste di plastica tradizionali con quelle biodegradabili ha ridotto i sacchetti per l’asporto di merci di quasi il 60% in 10 anni.
Cosa fare in pratica?
La questione plastica è delicata e dibattuta. Vale sempre il principio delle 3 R: la riduzione, il riutilizzo e il riciclaggio sono la prima cosa a cui pensare. Su questo punto anche i singoli cittadini hanno un ruolo fondamentale. Ma ci sono diversi esempi in Europa anche da parte di aziende e istituzioni. Solo dopo si passa a considerare la biodegradazione e la sostituzione del monouso da fonti fossili a quello da fonti naturali. Per risolvere il problema plastica, secondo gli esperti, si deve intervenire a monte della filiera. Bisogna essere in grado di ridurre il consumo delle risorse, la produzione dei rifiuti e accelerare la transizione all’economia circolare.