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Emissioni di gas serra: l’inventario è la chiave per ridurre la CO2 nelle città

Le emissioni di gas serra sono un grossissimo problema, ma una sorta di inventario potrebbe aiutare tantissimo.

Quando si parla di città e cambiamenti climatici, spesso si pensa a grandi piani verdi, piste ciclabili, pannelli solari sui tetti o autobus elettrici che sfrecciano silenziosi. Tutto molto bello, certo. Ma la vera domanda è: tutte queste iniziative servono davvero a qualcosa? Cioè, spostano davvero l’ago della bilancia?

Un team di ricerca dell’Università del Kansas ha deciso di scavare a fondo per capirlo. E no, non si sono fermati agli slogan delle amministrazioni locali. Hanno preso in mano i dati grezzi, quelli veri, e li hanno confrontati per cercare un collegamento concreto tra quello che le città fanno (o dicono di fare) e le effettive emissioni di CO₂. Spoiler: c’è una differenza, ma non dove ci si aspetterebbe.

La parte interessante è che, mentre tutti parlano dell’importanza di avere personale dedicato alla sostenibilità, i risultati dello studio dicono che la vera svolta avviene quando le città si mettono lì e compilano, sul serio, un inventario delle proprie emissioni. Una sorta di “bilancio del carbonio”, insomma. Roba che magari suona un po’ noiosa, ma che a quanto pare funziona.

Questo studio, pubblicato sulla rivista Cities, è uno dei primi a mettere nero su bianco una relazione causale tra una pratica specifica (l’inventario delle emissioni) e una riduzione misurabile di CO₂. Non stiamo parlando di sogni o ipotesi: si parla di dati concreti, raccolti in centinaia di città americane tra il 2010 e il 2015.

Inventariare fa bene

Allora, partiamo da un’idea molto semplice ma potente: se vuoi ridurre qualcosa, prima devi sapere esattamente quanto ne hai. Sembra banale, vero? Eppure, è proprio su questo principio che si basa l’intero studio. Gli autori, capitanati da Rachel Krause, hanno scoperto che le città che hanno redatto un inventario delle loro emissioni di gas serra hanno visto una riduzione reale e misurabile di CO₂. Nello specifico, parliamo di circa 22 libbre (circa 10 chili) di emissioni in meno per abitante. E la cosa curiosa è che questa diminuzione si è vista soprattutto nelle emissioni residenziali, cioè quelle legate alle case, al riscaldamento, alla cucina… insomma, alla vita quotidiana delle persone.

Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno messo insieme una serie di dati di 702 città americane che nel 2010 non avevano ancora adottato misure “green” strutturate. Poi hanno verificato cosa fosse cambiato nel 2015, dopo che alcune avevano iniziato a tenere sotto controllo le proprie emissioni. Hanno incrociato il tutto con dati satellitari sulle emissioni locali (niente questionari vaghi, quindi), ed è saltato fuori il legame. Questa riduzione, anche se non rivoluzionaria, è significativa. Perché? Perché è il segnale che fare i compiti, cioè studiare e capire da dove arriva la CO₂, mette le città nella condizione di agire in modo concreto. 

Illustrazione di gas serra (Pexels FOTO) – www.energycue.it

L’importanza dell’assunzione di personale

E veniamo all’altro elemento analizzato nello studio: l’assunzione di personale dedicato alla sostenibilità. Quella figura che sempre più comuni vogliono avere, un po’ come un badge da mostrare per dire: “Anche noi siamo attenti all’ambiente!” Eppure, dai dati non è emersa una correlazione statisticamente significativa tra l’introduzione di questa figura e la riduzione delle emissioni. Non vuol dire che queste persone non facciano nulla, sia chiaro. Ma, almeno nel periodo considerato (2010-2015), il loro impatto diretto sulle emissioni non era misurabile.

Rachel Krause e il suo team sono i primi a dire che questo non significa bocciare il ruolo del “green officer”. Le attività che svolgono possono essere fondamentali su altri fronti: educazione ambientale, mobilità sostenibile, gestione dei rifiuti. Ma se parliamo solo di ridurre la CO₂ in modo tangibile, i dati suggeriscono che per ora il primo passo davvero efficace è l’inventario. Questo risultato è importante anche per un altro motivo: spesso si pensa che gli sforzi locali contino poco rispetto alle grandi dinamiche globali, come l’economia o le politiche nazionali. Ma lo studio dimostra il contrario: anche le azioni comunali, se ben indirizzate, hanno un peso.

Mattia Paparo

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