Gli anelli degli alberi raccontano il clima: mille anni di siccità e cambiamenti in Europa e Asia

Gli anelli degli alberi possono svelare molto (Depositphotos foto) - www.energycue.it
Mille anni di clima ricostruiti grazie agli alberi: nuovi dati svelano siccità estreme e cambiamenti senza precedenti.
A volte basta osservare da vicino la natura per scoprire storie incredibili. Prendi gli alberi, ad esempio. Non li diresti, ma sono cronisti silenziosi del clima. Ogni anno aggiungono un anello, e in quegli anelli c’è scritta la storia di quella stagione: se ha piovuto tanto, se ha fatto caldo, se l’inverno è stato rigido… tutto. Insomma, come una specie di diario naturale che non ha bisogno di parole. E quegli anelli, se letti con attenzione, possono raccontare secoli e secoli di cambiamenti climatici.
Questa cosa torna utile, soprattutto oggi, perché ci stiamo facendo una domanda importante: quanto dei cambiamenti climatici che vediamo ora è “naturale” e quanto invece è causato da noi, dall’attività umana? Per rispondere, gli scienziati usano modelli al computer, che sono molto sofisticati ma non sempre perfetti — spesso hanno dei limiti, tipo che “funzionano” meglio su scala globale che locale. E allora, per avere un’idea più chiara, servono anche dati reali. Tipo quelli che si possono tirare fuori da un pezzo di tronco.
Poi c’è un altro fatto. Capire com’era il clima nel passato non è mica semplice. I modelli simulano, sì, ma a volte si sbagliano, perché si basano su tante assunzioni. Ecco perché si cercano altre fonti di informazione, e gli anelli degli alberi sono una delle più affidabili. Quando fa caldo e piove, l’albero cresce bene e l’anello è spesso. Quando invece piove poco o fa freddo, l’anello si stringe. È semplice, ma potentissimo.
Per un continente enorme e variegato come il nostro, e pure per l’Asia, serviva qualcosa di grande. Tipo un atlante — no, sul serio, proprio un atlante del clima. Ed è esattamente quello che hanno fatto: hanno messo insieme migliaia di dati da alberi secolari, sparsi ovunque, e hanno creato un’immensa banca dati capace di raccontare il clima degli ultimi mille anni. Pazzesco.
Dati millenari raccolti nel Great Eurasian Drought Atlas
Questo lavoro gigantesco si chiama Great Eurasian Drought Atlas, o GEDA per gli amici. Dentro ci sono i dati ricavati dagli anelli di alberi che hanno vissuto tra il 1000 e il 2020, e che crescevano in ogni angolo d’Europa e Asia. I ricercatori hanno preso queste informazioni e le hanno organizzate secondo le regioni climatiche dell’IPCC — sì, quelli del report sul clima — per calcolare una cosa chiamata Palmer Drought Severity Index, o PDSI, che serve a capire quanto una zona è stata colpita dalla siccità.
Hanno confrontato i periodi preindustriali (prima del 1850, per intenderci) con quelli più recenti. E quello che è venuto fuori è interessante — anzi, preoccupante. In tante regioni, le siccità moderne non si spiegano più solo con la variabilità naturale. In particolare, Europa orientale, Mediterraneo e Russia artica stanno diventando sempre più aride. Allo stesso tempo, in posti come l’Europa del Nord, l’Asia centro-orientale e il Tibet, il clima sembra farsi più umido. Il punto è che queste tendenze coincidono con l’aumento delle temperature globali, e questo fa pensare che i cambiamenti in corso siano sempre meno “naturali” e sempre più legati al riscaldamento globale.

Temperature in aumento e segnali chiari dal passato
C’è anche un altro elemento da considerare. Gli alberi usati per il GEDA non sono stati scelti a caso: i ricercatori hanno selezionato con cura solo quelle specie e quelle località dove il clima è il fattore dominante nella crescita degli anelli. Questo riduce il rischio che altri elementi — tipo suolo, malattie o attività umane locali — influenzino troppo i risultati. In pratica, si sono assicurati che il segnale climatico fosse il più chiaro possibile. E, nonostante qualche incertezza qua e là (nessun metodo è perfetto), il quadro generale è molto solido.
Un dettaglio interessante: quando hanno provato a spiegare i dati moderni solo con le variazioni naturali osservate tra il 1000 e il 1849, in tante regioni i conti non tornavano. Le condizioni di siccità del XXI secolo risultavano troppo estreme per essere compatibili con la variabilità preindustriale. È qui che entrano in gioco i gas serra e l’aumento delle temperature. In altre parole, gli anelli degli alberi — che non mentono — stanno dicendo chiaramente che stiamo vivendo qualcosa di senza precedenti negli ultimi mille anni.