Svolta in Italia, la liquidazione verrà moltiplicata per 2 | Mare di soldi per chi lascia il lavoro: boom di dimissioni

Novità per chi lascia il lavoro, la liquidazione diventa per due - Energycue.it (depositPhoto)
Una nuova svolta è pronta a colpire l’Italia. Sembra proprio che la liquidazione raddoppia. Arriva un mare di soldi per chi lascia il lavoro.
La liquidazione è quella somma di denaro che spetta al lavoratore al termine del suo contratto di lavoro. Questa spetta indipendentemente dal motivo della cessazione del rapporto. Essa infatti è quasi come un risarcimento per la fine della collaborazione lavorativa. Inoltre è destinata a tutelare il dipendente in un periodo di possibile disoccupazione.
Il motivo principale per il quale deve essere erogata la liquidazione è proprio legata al fatto che durante il periodo di lavoro il dipendente ha accumulato una serie di diritti economici. La liquidazione si calcola generalmente sulla base delle retribuzioni maturate durante gli anni di servizio e include una parte dei compensi non ancora ricevuti, come la tredicesima mensilità e le ferie non godute.
Spesso questa viene considerata un riconoscimento per il lavoro svolto dal dipendente e un modo per compensare il distacco dal posto di lavoro. In alcuni casi, può anche includere il trattamento di fine rapporto (TFR), che costituisce un fondo a favore del lavoratore creato dal datore di lavoro durante il periodo di impiego.
Il TFR viene accantonato ogni anno e può essere riscosso solo al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Questo sussidio svolge una funzione di una protezione sociale, contribuendo a garantire maggiore stabilità economica durante il periodo che incorre tra due impieghi. Ora però la somma che spetta a chi lascia il lavoro è destinata a raddoppiare.
Liquidazione, ora la puoi raddoppiare: l’ultima novità
La recente nota del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM), datata 27 marzo 2025, ha voluto dare un chiarimento rispetto alla possibilità di monetizzare le ferie per i lavoratori con contratto a tempo determinato. La questione è regolata da una norma specifica del Decreto Legge n. 95 del 2012, che stabilisce l’obbligo di fruizione delle ferie per il personale della pubblica amministrazione e vieta la monetizzazione delle ferie non godute durante il periodo lavorativo.
Il MIM ha quindi precisato che il diritto alle ferie per i docenti con contratto a tempo determinato è proporzionale al periodo di servizio, come stabilito dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) Istruzione 2019-2021. Le ferie sono calcolate applicando una proporzione che, a seconda della durata del contratto, può variare tra 30 e 32 giorni su 360. Andiamo quindi a vedere cosa dice la legge.

Cambia tutto se vuoi lasciare il lavoro, cosa dice la legge: il chiarimento
L’articolo 1, comma 54, della Legge 228/2012, stabilisce che i docenti fruiscono delle ferie nei giorni di sospensione delle lezioni, secondo i calendari scolastici regionali, ma solo se questo periodo coincide con il periodo in cui sono in contratto. In seguito a questa pronuncia il MIM ha confermato che nel caso in cui il contratto non permetta al lavoratore di fruire delle ferie, quest’ultimo ha diritto a una compensazione economica.
L’indennizzo deve essere calcolato sulla base della differenza tra i giorni di ferie maturati e quelli che il lavoratore avrebbe potuto teoricamente godere, considerando anche i giorni effettivamente utilizzati. Questa indennità economica garantisce che il diretto alle ferie sia comunque rispettato anche quando le circostanze contrattuali non permettono di godere del periodo di riposo previsto.