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Vulcani e riscaldamento globale: tutti quelli attivi producono meno CO₂ rispetto all’uomo

Illustrazione di un vulcano in eruzione (Pixabay Foto) - www.energycue.it

Illustrazione di un vulcano in eruzione (Pixabay Foto) - www.energycue.it

I vulcani sono vere e proprie forze della natura, eppure possono creare meno danni rispetto all’uomo, soprattutto per quanto riguarda la CO2.

Quando si parla di cambiamento climatico, pensiamo subito a gas serra, automobili, industrie, plastica ovunque. Ma c’è un’altra forza della natura che ogni tanto entra in gioco, ed è esplosiva nel vero senso della parola: i vulcani. Sì, proprio loro. Quelle montagne fumanti che ogni tanto si svegliano e scaricano nell’atmosfera una quantità pazzesca di roba, tra gas, polveri e ceneri incandescenti.

Ora, non è una novità che le eruzioni vulcaniche abbiano un impatto sul clima, ma quello che forse non tutti sanno è che non tutto ciò che esce da un vulcano ha lo stesso effetto. Per esempio, le ceneri che vediamo nei telegiornali? Quelle, di solito, si depositano in pochi giorni o settimane. Quindi no, non sono loro a cambiare il clima. I veri protagonisti sono altri: i gas, in particolare il biossido di zolfo e il famigerato anidride carbonica (CO₂), ma ognuno con un ruolo molto diverso nella storia.

Il punto è che alcuni gas vulcanici possono raffreddare la Terra. Sì, raffreddarla. Avete presente quando si dice “non ci sono più le mezze stagioni”? Ecco, in parte possiamo ringraziare anche qualche vulcano. Altri gas, invece, fanno il contrario: intrappolano il calore e contribuiscono all’effetto serra. Ma attenzione: non tutto pesa allo stesso modo nella bilancia del clima.

Quindi, la domanda sorge spontanea: i vulcani ci stanno davvero portando verso il riscaldamento globale? O, al contrario, potrebbero essere dei refrigeranti naturali? Entrambe le cose…come indicato dai dati forniti dalla USGS.

Quando i vulcani rinfrescano la Terra

Partiamo da uno dei gas più importanti rilasciati durante un’eruzione esplosiva: il biossido di zolfo (SO₂). Questo, quando finisce nella stratosfera, si trasforma in minuscole goccioline di acido solforico, i famosi aerosol solfatici. E sapete cosa fanno questi aerosol? Riflettono la luce solare. In pratica fanno da “parasol” gigante per il nostro pianeta. Meno sole arriva a scaldare il suolo, e voilà: la temperatura si abbassa. Un esempio clamoroso? L’eruzione del Monte Pinatubo nel 1991, nelle Filippine. Quel vulcano, in un colpo solo, ha sparato qualcosa come 20 milioni di tonnellate di biossido di zolfo a oltre 30 chilometri di altezza. Risultato? Una diminuzione globale della temperatura media di circa 0,5 °C per un paio d’anni. In piena estate sembrava quasi che l’autunno fosse arrivato in anticipo.

E poi c’è l’eruzione del Laki in Islanda, nel 1783: meno famosa ma molto più “fumosa”. Ha emesso ben sei volte più SO₂ del Pinatubo! E anche lì, il raffreddamento si è sentito, soprattutto in Europa e Nord America. Non proprio il massimo per l’agricoltura del tempo…Ma non è tutto oro ciò che luccica (o meglio: non è tutta cenere ciò che raffredda). Questi effetti, pur notevoli, sono temporanei. Dopo uno o due anni al massimo, l’atmosfera si “ripulisce” e le temperature tornano come prima.

Illustrazione di un'eruzione vulcanica (Pexels FOTO) - www.energycue.it
Illustrazione di un’eruzione vulcanica (Pexels FOTO) – www.energycue.it

E sul fronte riscaldamento?

Ok, ma se i vulcani possono raffreddare il pianeta, potrebbero anche scaldarlo? Beh, qui entriamo nel campo dell’anidride carbonica (CO₂), il famigerato gas serra. I vulcani ne emettono, certo. Ma, e questo è un “ma” bello grosso, ne emettono pochissima rispetto a noi esseri umani. Facciamo due conti: tutte le eruzioni vulcaniche della Terra, comprese quelle sottomarine, buttano fuori tra 0,13 e 0,44 miliardi di tonnellate di CO₂ all’anno. Sembra tanto? Eh, magari. Noi ne produciamo più di 35 miliardi. Ogni singolo anno. Cioè, emettiamo più CO₂ in tre giorni che tutti i vulcani del pianeta in un anno intero. Imbarazzante, vero?

Prendiamo l’eruzione del Monte St. Helens nel 1980: ha emesso 10 milioni di tonnellate di CO₂. Impressionante, sì. Ma oggi l’umanità rilascia quella stessa quantità… in circa due ore e mezza. Fa un po’ venire i brividi, no? E anche se in passato (parliamo di milioni di anni fa) ci sono state eruzioni così immani da cambiare davvero il clima globale e forse causare estinzioni di massa, beh… oggi non siamo lì. Le nostre emissioni quotidiane superano di gran lunga ogni esplosione vulcanica moderna. Per farvi un’idea: servirebbero 700 eruzioni tipo Pinatubo per eguagliare le emissioni di CO₂ dell’anno 2010. E se prendiamo un’eruzione come quella del Monte St. Helens? Ci vogliono 3.500 repliche.