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Emissioni fantasma: il metano pesa più del previsto sul cambiamento climatico

Un nuovo studio dell’University College London e dell’Imperial College London ha rivelato che le aziende di tutto il mondo stanno sottostimando le loro emissioni di metano.

La causa? Gli standard contabili incoerenti. Questa discrepanza porta a una significativa sottovalutazione dell’impatto del metano sul cambiamento climatico, con una differenza stimata tra 170 milioni e 3,3 miliardi di tonnellate di CO₂ equivalenti nell’arco di un decennio.

Il metano è un gas serra molto più potente del biossido di carbonio nel breve periodo. Sebbene venga rilasciato in quantità inferiori rispetto alla CO₂, il suo effetto serra è circa 80 volte più forte su un arco di 20 anni e 28 volte su 100 anni. Tuttavia, la sua breve durata atmosferica rende difficile stabilire un valore standard per il calcolo della sua incidenza sul riscaldamento globale.

L’assenza di un metodo di calcolo universalmente riconosciuto ha portato a un’ampia variabilità nella rendicontazione aziendale delle emissioni. Attualmente, molte aziende utilizzano metriche che ne riducono apparentemente l’impatto, il che porta a una sottovalutazione della loro impronta di carbonio complessiva. Questa mancanza di armonizzazione complica la regolamentazione e l’adozione di politiche efficaci per la riduzione delle emissioni.

Secondo i ricercatori, adottare un unico standard di misurazione, come il GWP-100 raccomandato dall’IPCC, potrebbe migliorare la trasparenza e garantire dati più accurati. Tuttavia, alcune giurisdizioni, come alcune aree degli Stati Uniti, stanno spingendo per l’adozione del più rigoroso GWP-20, che riflette meglio l’impatto immediato del metano sul clima.

Le implicazioni economiche e ambientali

L’analisi ha coinvolto 2.846 aziende in diversi settori e paesi, rivelando che l’uso di metriche incoerenti porta a una sostanziale discrepanza nei dati sulle emissioni. Se tutte le aziende adottassero il GWP-100, si scoprirebbe una sottostima di almeno 170 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente nell’ultimo decennio. Con il GWP-20, questa sottostima salirebbe a 3,3 miliardi di tonnellate.

La correzione di questa discrepanza avrebbe un costo significativo per le aziende. Secondo le stime, per adeguarsi al GWP-100 servirebbero circa 1,6 miliardi di dollari, mentre per allinearsi al GWP-20 il costo salirebbe a 40 miliardi di dollari. I settori più colpiti sarebbero quelli dell’energia, delle utility e dei materiali, che sono tra i principali responsabili delle emissioni di metano.

Emissioni fantasma,come rovinano l’ambiente (Freepik Foto) – www.energycue.it

Necessità di una regolamentazione globale

Nonostante queste correzioni, i ricercatori avvertono che le emissioni di metano restano comunque sottostimate. Lo studio ha analizzato solo le emissioni dirette delle aziende, escludendo le emissioni derivanti dai prodotti venduti, che potrebbero rappresentare una parte ancora più significativa del problema, soprattutto nel settore energetico.

Per affrontare questa sfida, è fondamentale un coordinamento internazionale che imponga standard comuni nella rendicontazione delle emissioni di metano. Solo così sarà possibile ottenere dati più precisi, migliorare le strategie di riduzione delle emissioni e contrastare in modo più efficace il cambiamento climatico.

Sveva Di Palma

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