Produzione di cacao in crisi: temperature più alte riducono i raccolti fino al 31%
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Fave e polvere di cacao (Depositphotos foto) - www.energycue.it
L’aumento delle temperature mina alla stabilità del mercato del cacao. Cosa sta succedendo nelle aree maggiormente produttive?
L’Università di Oxford, in coordinazione con la Westlake University, in Cina, l’Universidade Estadual de Santa Cruz, in Brasile, e l’Università di Gottingen, in Germania, hanno condotto uno studio concentrato sulla produzione mondiale di cacao e su come la stessa possa subire l’impatto da parte del cambiamento climatico.
Stiamo parlando di una coltura che frutta oltre 100 miliardi di dollari complessivamente all’anno, rappresentando la principale, e in alcuni casi unica, forma di sostentamento per un numero compreso tra i 4 e i 6 milioni di piccoli agricoltori che abitano le latitudini a ridosso dei due tropici.
La crescita sempre più elevata relativa alla domanda, che ha assistito ad un vertiginoso rialzo soprattutto negli ultimi anni, ha portato i produttori ad espandere sempre più le loro piantagioni, avvalendosi di pratiche agricole sempre più intense e fruttuose, al fine di soddisfare il maggior numero di richieste possibili.
C’è da dire che l’attività in questione non ha sempre tenuto conto delle necessità di tutela a favore delle biodiversità e della sostenibilità ambientale. Per questo lo studio ha posto la propria lente d’ingrandimento sui rischi che la produzione, ormai divenuta intensiva, possa aver generato e potrà generare riguardo al cambiamento climatico.
Cosa è emerso dalla ricerca?
Lo studio si è concentrano essenzialmente in tre aree del mondo, corrispondenti a tre degli Stati globalmente più importanti nell’ambito della produzione del cacao, rappresentando il 33% della coltivazione totale: stiamo parlando di Brasile, Ghana ed Indonesia. Dagli approfondimenti è emerso come i tassi di impollinazione attuali non si siano spesso rivelati in grado di ottimizzare la produzione di cacao al massimo livello possibile.
Inoltre, è stato evidenziato come le regioni in cui si concentra la coltivazione risultino subire in modo determinante l’influenza degli effetti del cambiamento climatico: nello specifico, le zone presentanti temperature più calde, corrispondevano a quelle contraddistinte da rese di cacao al ribasso, fino al 31% in meno. Dati realmente preoccupanti, come manifesta anche il coautore dello studio Acheampong Atta-Boateng, che spiega come l’impollinazione della fava avvenga da parte di insetti di esigue dimensioni, ed appare bizzarro che molto spesso ci si trovi a dover fare i conti con un’impollinazione insufficiente ad ottenere il miglior raccolto.
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Un approccio maggiormente ecologico
Un passaggio determinante nella ricerca riguarda anche le modalità indicate dai ricercatori, attraverso le quali procedere per migliorare l’impollinazione, ricevere risultati più prolifici e fruttuosi per l’attività e per le tasche, mantenendo un’attenzione particolare al rispetto delle biodiversità e dell’ambiente intero. Tra i consigli diffusi ci sono, ad esempio, la riduzione dell’impiego di prodotti chimici nel corso del processo produttivo, la conservazione nei confronti della materia organica presente nel suolo e una maggior fornitura d’ombra alle piantagioni. I metodi agricoli maggiormente sostenibili possono produrre un rialzo positivo nella resa del cacao, come afferma la dottoressa Tonya Lander, presso l’Università di Oxford.
L'”omogeneizzazione ecologica”, come definisce il dottor Tom Wanger della Westlake University, ha portato a produrre effetti non esattamente vantaggiosi nei confronti delle biodiversità e degli ecosistemi nelle aree in cui la coltivazione si concentra. Ma i risultati emersi dallo studio aiutano a rendere più chiaro come proseguire su questo percorso finirà per generare soltanto ulteriori disagi all’ambiente naturale, ma anche agli agricoltori, sottolineando, al contrario, l’importanza di affidarsi a soluzioni maggiormente sostenibili. I risultati dello studio sono stati forniti dall’Università di Oxford.