Incendi sempre più intensi (pixabay.com) - www.energycue.it
Con i tempi attuali servono nuovi modelli epidemiologici contro gli incendi sempre più intensi in un mondo continuamente in fiamme
Gli incendi estremi che si sono verificati negli ultimi anni mettono in evidenza l’urgenza di approfondire la comprensione del legame tra incendi e cambiamenti climatici.
Secondo uno studio, pubblicato su Science Advances e trattato da Science Daily, un’équipe internazionale di scienziati del clima ha previsto che l’aumento delle emissioni di gas serra porterà a un incremento della frequenza globale dei fulmini dell’1,6% per ogni grado Celsius di riscaldamento globale.
Tuttavia, il crescente numero di aree colpite da incendi ogni anno è principalmente influenzato da variazioni nell’umidità globale e da una crescita più rapida della vegetazione, che funge tragicamente da combustibile per gli incendi stessi.
Lo studio di cui parleremo rappresenta un passo significativo verso una migliore comprensione dell’interazione tra clima, fulmini, incendi e atmosfera, ma sottolinea anche la necessità di ulteriori ricerche per approfondire i fenomeni legati agli incendi in un pericolosi contesto di riscaldamento globale.
Lo studio, realizzato mediante simulazioni avanzate su supercomputer, ha identificato le regioni del mondo in cui gli incendi si intensificheranno maggiormente a causa del riscaldamento globale. Tra le aree più vulnerabili si annoverano l’Africa equatoriale centrale e meridionale, il Madagascar, l’Australia, alcune zone del Mediterraneo e il Nord America occidentale.
Si è espresso in questo senso il Dottor Vincent Verjans, già ricercatore presso l’IBS Center for Climate Physics e attualmente afferente al Barcelona Supercomputing Center, il quale ha dichiarato che per ogni grado di riscaldamento globale, la superficie media globale incenerita dagli incendi aumenterà addirittura del 14%, con conseguenze significative e di grossa portata sugli ecosistemi, sulle infrastrutture e sulla salute umana.
L’incremento degli incendi comporta anche una maggiore produzione di fumi, con effetti rilevanti sull’inquinamento atmosferico e sulla penetrazione della luce solare. Come riportato da Science Daily, il professor Christian Franzke, coautore dello studio e ricercatore presso l’IBS Center for Climate Physics della Pusan National University in Corea del Sud, ha sottolineato come il fumo prodotto dagli incendi possa ridurre il riscaldamento regionale grazie all’effetto di schermatura solare. Tuttavia, le particelle di aerosol generate dalla combustione della biomassa possono anche influenzare la formazione delle nuvole, con effetti indiretti ancora poco chiari sulle temperature della superficie terrestre.
Un aspetto critico evidenziato dallo studio concerne, infine, la sottostima dei rischi di incendi nell’Artico nei modelli climatici attuali. Sebbene le simulazioni abbiano mostrato un aumento limitato degli incendi in tale regione, le osservazioni recenti indicano un trend nettamente più marcato. Ciò potrebbe suggerire che i modelli attuali non riflettano adeguatamente il pericolo reale, con implicazioni significative per le previsioni sulle emissioni di aerosol da incendi e i loro effetti sul clima e sulla qualità dell’aria.
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