Ci hanno mentito per 100 anni: settimana corta, ecco perché l’hanno sempre impedita | L’abbiamo scoperto soltanto oggi
![Illustrazione di una persona a lavoro (Pixabay FOTO) - www.energycue.it](https://www.energycue.it/wp-content/uploads/2025/02/Illustrazione-di-una-persona-a-lavoro-Pixabay-FOTO-www.energycue.it_-1024x592.jpg)
Illustrazione di una persona a lavoro (Pixabay FOTO) - www.energycue.it
La situazione non sembra cambiata, è come se volessimo rifiutarla a prescindere. Perché altrove sì e qui no?
La settimana corta è un modello lavorativo che prevede una riduzione dei giorni lavorativi, senza tagliare lo stipendio. L’idea nasce per migliorare la qualità della vita dei dipendenti, aumentare la produttività e ridurre lo stress.
Uno dei vantaggi principali è il maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata. Avere un giorno libero in più permette di dedicarsi alla famiglia, agli hobby o semplicemente di riposarsi, riducendo il burnout.
Tuttavia, la settimana corta non è adatta a tutti i settori. In alcuni ambiti, come la sanità o la ristorazione, ridurre i giorni lavorativi può creare difficoltà nella gestione dei turni e nei servizi ai clienti.
Inoltre, c’è il rischio che, invece di lavorare meno ore, i dipendenti siano costretti a concentrare lo stesso carico di lavoro in meno tempo, aumentando la pressione.
Il tempo libero fa paura?
Sembra incredibile, ma da sempre chi comanda ha paura del tempo libero dei lavoratori. Già nel XIX secolo, nelle grandi piantagioni dell’America Latina, gli schiavi non potevano permettersi momenti di pausa, nemmeno quando la stagione calava e il lavoro scarseggiava. I padroni si inventavano mansioni inutili pur di tenerli impegnati. Perché? Beh, un uomo che ha tempo per pensare potrebbe iniziare a sognare una vita diversa, magari migliore.
La paura del tempo libero è diventata quasi un riflesso automatico. Anche quando, un secolo fa, gli operai spagnoli riuscirono a ottenere la giornata lavorativa fino ad 8 ore (più o meno), le imprese gridarono alla catastrofe economica. Poi la storia ha dimostrato che l’economia non solo non è crollata, ma è andata avanti, più forte di prima. Eppure, ancora oggi, ridurre l’orario di lavoro è visto come un’eresia.
![Illustrazione di un lavoratore (Pixabay FOTO) - www.energycue.it](https://www.energycue.it/wp-content/uploads/2025/02/Illustrazione-di-un-lavoratore-Pixabay-FOTO-www.energycue.it_.jpg)
L’eterna resistenza delle imprese
La Spagna ci sta provando di nuovo. Il governo ha appena approvato un progetto per ridurre la settimana lavorativa da 40 a 37,5 ore, senza toccare gli stipendi. E ovviamente, come 100 anni fa, le aziende hanno alzato la voce riguardo a possibili crolli della produzione, fine della competitività e licenziamenti a non finire. Ma siamo sicuri che sia così?
In Italia, il discorso è ancora più complesso. Mentre la Spagna cerca di regolamentare anche gli straordinari non pagati con controlli digitali più stringenti, qui da noi si punta ancora su salari bassi e orari di lavoro estesi. Eppure, qualcosa si muove: c’è una proposta per ridurre l’orario a 32 ore settimanali, con un fondo per sostenere le imprese nella transizione. Chissà, si tratta ancora di una proposta e non si vede nulla all’orizzonte.