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Censura climatica: Trump e Musk oscurano i dati della Noaa sulle emissioni di CO2

Trump e Musk nel mirino per l’oscuramento dei dati Noaa sulle emissioni di CO2, mentre cresce il timore per una stretta sul clima.

Negli ultimi anni, il dibattito sul cambiamento climatico è diventato sempre più infuocato, tra chi chiede azioni concrete e chi, invece, preferisce minimizzare il problema. Le agenzie scientifiche come la Noaa, che monitorano il clima e tengono traccia delle emissioni di gas serra, sono un punto di riferimento essenziale. Ma quando politica e scienza si scontrano, le informazioni possono diventare scomode, e in certi casi persino sparire.

Negli Stati Uniti, la National Oceanic and Atmospheric Administration è l’ente governativo che studia oceani, atmosfera e clima. I suoi dati sono cruciali per comprendere l’impatto del riscaldamento globale. Ma nell’ultimo periodo, il modo in cui il governo sta gestendo l’accesso a queste informazioni ha sollevato parecchie domande. Quanto è davvero garantita la trasparenza? E soprattutto, chi ha il controllo su questi numeri?

Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, le politiche ambientali hanno subito un’accelerata nella direzione opposta a quella auspicata dagli scienziati. Parallelamente, Elon Musk—sempre più influente in vari settori del governo—sta giocando un ruolo chiave anche nella gestione amministrativa. Questo mix di politica e business sta ridisegnando gli equilibri delle istituzioni, compresa la Noaa, che potrebbe diventare un bersaglio di manovre per ridurre il peso delle evidenze scientifiche sul cambiamento climatico.

Le nuove nomine ai vertici delle agenzie federali stanno già facendo discutere. Trump ha scelto figure note per le loro posizioni scettiche sul clima, mentre si discute di un possibile ridimensionamento della Noaa, in linea con le idee contenute nel documento Project 2025. Secondo i promotori di questo piano, l’agenzia sarebbe addirittura un freno alla crescita economica del paese.

Oscurata la pagina della Noaa sul monitoraggio della CO2

E poi è successo qualcosa di strano. Lunedì 5 febbraio, la pagina della Noaa che mostra il monitoraggio delle emissioni globali di CO2 è scomparsa dal web per quasi 24 ore. Un blackout improvviso, avvenuto proprio nel giorno in cui Trump ha nominato il nuovo capo dell’agenzia. Coincidenza? Difficile a dirsi, ma c’è di più. Quella stessa mattina, negli uffici della Noaa si sono presentati alcuni funzionari del Dipartimento per l’Efficienza Governativa (Doge), un’agenzia guidata da Elon Musk. A quanto pare, volevano accedere ai sistemi informatici della Noaa. Poche ore dopo, il sito che tiene traccia della CO2 si è oscurato. Secondo fonti citate da The Verge, i vertici della Noaa temono che i funzionari del Doge abbiano prelevato dati riservati sulle emissioni e sulle variazioni climatiche.

Questa vicenda ha acceso un dibattito su cosa stia accadendo davvero ai dati ambientali. Se i numeri vengono nascosti o manipolati, l’opinione pubblica potrebbe non avere più accesso a informazioni cruciali sulla salute del pianeta. E non è tutto: una comunicazione interna, riportata da Wired, avrebbe ordinato ai dipendenti della Noaa di interrompere ogni collaborazione con esperti stranieri, persino quelli che lavorano per il governo americano.

Donald Trump (Pixabay foto) – www.energycue.it

La gestione Trump e il futuro delle agenzie ambientali

Oltre a questo episodio, la scelta di Neil Jacobs come nuovo capo della Noaa ha sollevato altre perplessità. Durante il primo mandato di Trump, Jacobs si era già fatto notare per aver avallato una delle vicende più imbarazzanti dell’ex presidente: quella della mappa dell’uragano Dorian. Trump aveva modificato il tracciato della tempesta con un pennarello per far sembrare che l’Alabama fosse in pericolo. Jacobs, invece di smentire l’errore, aveva fatto rilasciare una dichiarazione ufficiale della Noaa per dargli ragione. E non finisce qui. Anche l’Agenzia per la Protezione Ambientale (Epa) è passata sotto una nuova gestione poco rassicurante per chi ha a cuore le questioni climatiche. Trump ha affidato la direzione a Lee Zeldin, ex deputato repubblicano che in passato ha votato contro diverse misure a tutela dell’ambiente. Zeldin si è battuto, ad esempio, per eliminare il divieto sul fracking a New York, una tecnica estrattiva che può contaminare le falde acquifere.

E secondo The Guardian, nell’Epa stanno entrando anche lobbisti e avvocati legati alle industrie petrolifere, che occuperanno posizioni strategiche proprio nel dipartimento che si occupa della qualità dell’aria. Tra questi spicca Alex Dominguez, noto per le sue campagne contro gli incentivi alle auto elettriche. Tutto questo sembra rientrare nel piano delineato dal Project 2025, un documento che suggerisce di ridimensionare la Noaa perché considerata un ostacolo allo sviluppo economico del paese. Trump ha dichiarato di non essere direttamente coinvolto nel progetto, ma il suo vice J.D. Vance lo ha elogiato pubblicamente.

Furio Lucchesi

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