2024, l’anno dell’energia pulita: record di rinnovabili e crollo delle emissioni in Europa
Mai come nel 2024 si erano registrati aumenti significativi nello sfruttamento delle rinnovabili e importanti crolli nei fossili. I risultati dell’annata nel dettaglio
L’anno da poco concluso ha rappresentato il raggiungimento di un picco difficilmente auspicabile fino a pochi anni fa nell’ambito della produzione elettrica continentale. E’ stato possibile scoprirlo grazie ai report energetici diffusi dalla Commissione Europea e dai dati pubblicati dalla federazione dell’industria elettrica europea, la Eurelectric.
Si è assistito ad un incremento nell’utilizzo delle fonti d’energia rinnovabili come mai avvenuto prima d’ora; i dati in crescita hanno riguardato la produzione, tanto quanto l’emissione. Ciò ha condotto l’intero parco produttivo europeo a raggiungere un ‘mix di generazione elettrica‘ che risulta essere il minormente inquinante di sempre.
Stando alle percentuali indicate, le fonti rinnovabili energetiche hanno prodotto oltre 1.300 TWh, contribuendo al 48% sull’intera produzione del ‘blocco’ continentale. Una risorsa fondamentale per il raggiungimento di tali risultati è stata rappresentata dalle numerose installazioni eoliche e fotovoltaiche che hanno riguardato numerosi territori del Vecchio Continente.
Quanto ne consegue, ovviamente, è una riduzione mai raggiunta prima per quanto concerne lo sfruttamento dei combustibili fossili, che rappresentando unicamente il 28% dell’apporto al mix produttivo complessivo, hanno fatto registrare la percentuale minima nel corso della storia.
Sta avendo luogo una progressiva decarbonizzazione
I risultati sopracitati si rivelano molto fruttuosi in chiave di raggiungimento della decarbonizzazione, uno dei punti focali su cui si basano i programmi internazionali in riferimento alla lotta al cambiamento climatico e alla transizione energetica. Il concetto di ‘decarbonizzare’ è semplice: accantonare sempre di più, fino ad eliminare definitivamente, il processo di sfruttamento dei combustibili fossili per la produzione di energia. Il loro utilizzo all’interno dei processi produttivi è alla base di conseguenze estremamente dannose per il clima e per gli ecosistemi, a partire dalle emissioni di CO2.
Le stesse derivano prettamente dalle attività di produzione che vengono effettuate per mano dell’uomo, su tutte proprio i processi che avvengono all’interno delle centrali a carbone, la cui presenza e il cui affidamento energetico da parte del sistema statale risultano essere, comunque, in drastico calo. Ridurre la dipendenza dai combustibili fossili sotto il punto di vista elettrico è il primo ma fondamentale passo da compiere per perseguire una definitiva decarbonizzazione, in favore di fonti rinnovabili profondamente più sane e pulite per l’ambiente dell’intero pianeta, così come per gli esseri viventi. Per questo gli investimenti effettuati con particolare attenzione al rinnovabile si riveleranno profondamente utili per accelerare un processo già parzialmente avviato.
Un anno di record anche per i prezzi
Di fondamentale importanza nel medesimo discorso, è anche l’energia nucleare, che nel corso del 2024 ha rappresentato il 24% circa della produzione energetica totale nell’intera Europa. Il suo sfruttamento – attribuibile principalmente alle centrali francesi -, che nel corso degli ultimi anni ha mostrato una perfetta stabilità, permette al continente di possedere un parco elettrico sempre più pulito e meno nocivo; rispetto all’anno 2023, infatti, la quantità di anidride carbonica emessa ha subito una riduzione del 13%, mentre sfiora addirittura la soglia del 60% se comparata al 1990, stando ai dati riportati da Eurelectric. Lo stesso resoconto restituisce dati indubbiamente interessanti anche per quanto concerne i costi dell’elettricità nel territorio dell’UE. Rispetto al 2023, infatti, il prezzo all’ingrosso dell’elettricità ha subito un ribasso del 16% circa, passando da 97 euro a MWh a 82 euro a MWh attuali.
I prezzi, in realtà, hanno subito una repentina impennata proprio durante il trimestre terminale del 2024; precedentemente il costo risultava essere addirittura di 76 euro a MWh in media, ma l’influenza di vari fattori di certo non trascurabili, come le condizioni metereologiche e la diminuzione improvvisa del clima che hanno costretto un’inevitabile aumento della domanda, ne hanno comportato un rialzo. La situazione non può che presentare anche un’ulteriore lato della medaglia; circa il 17% delle volte in almeno uno dei territori presi in considerazione per il report si sono registrati prezzi negativi. Il Policy Director di Eurelectric, Cillian O’Donoghue, si è espresso in modo entusiasta sui dati raccolti, riferendo come la determinazione nel compiere investimenti nell’energia rinnovabile abbia rappresentato un prolifico sistema mediante cui ‘bilanciare la variabilità delle fonti energetiche‘, limitando progressivamente l’impiego degli sconvenienti – in termini emissivi ed economici – combustibili fossili.