Lo scioglimento dei ghiacciai, sta avendo ripercussioni preoccupanti, sul nostro pianeta. Ma è possibile un’inversione di rotta?
Il cambiamento climatico è uno dei temi più dibattuti del nostro tempo. Con implicazioni profonde per l’ambiente, l’economia, e la società. Gli scienziati, segnalano un aumento delle temperature globali; con fenomeni atmosferici estremi, e lo scioglimento dei ghiacci polari, come segnali di una trasformazione in atto.
Le cause, in sé, sono oggetto di confronto: poiché da un lato, si attribuisce il riscaldamento globale principalmente alle attività umane (come l’uso di combustibili fossili, e la deforestazione); dall’altro, alcuni sostengono che possa trattarsi di un, invece, ciclo naturale del pianeta. Dicotomia, questa, che alimenta il dibattito sull’urgenza di un intervento tempestivo.
Gli effetti del cambiamento climatico, son, comunque, già visibili. Eventi come inondazioni, ondate di calore e siccità, stanno, infatti, diventando sempre più frequenti, colpendo (in particolar modo) le comunità più vulnerabili. Inoltre, la perdita di biodiversità, e i danni agli ecosistemi, son gli altri segnali da non trascurare assolutamente.
Dal momento che, nonostante le divergenze, cresce la consapevolezza della necessità di adottare soluzioni sostenibili, al fine di mitigare gli effetti negativi. Investire nelle energie rinnovabili, promuovere la conservazione dell’ambiente, e sensibilizzare la popolazione, rappresentano passi particolarmente cruciali, per affrontare questa grande sfida.
Negli ultimi 25 anni, dal 1997 al 2021, il volume di, almeno, 71 piattaforme di ghiaccio, che circondano l’Antartide, si è ridotto significativamente. Con, all’attuale, una perdita netta di 7,5 trilioni di tonnellate di ghiaccio (secondo uno studio, guidato da Benjamin Davison, dell’Università di Leeds, e pubblicato su “Science Advances”). Riduzione legata alle variazioni delle temperature, e delle correnti oceaniche.
Le piattaforme di ghiaccio, agiscono come tappi naturali, per i ghiacciai antartici, rallentandone il deflusso verso l’oceano. Tuttavia, il loro assottigliamento, ne compromette l’efficacia, accelerandone la perdita. La banchisa di Getz, e quella di Pine Island, hanno registrato alcune delle maggiori perdite: rispettivamente, di 1,9 trilioni, e 1,3 trilioni di tonnellate di ghiaccio, soprattutto a causa dello scioglimento. Al contrario, la piattaforma Amery, protetta da acque fredde, ha guadagnato 1,2 trilioni di tonnellate di ghiaccio.
Le conseguenze di queste perdite, si ripercuotono sull’intero sistema oceanico globale. Non a caso, il rilascio di 66,9 trilioni di tonnellate d’acqua dolce, nell’Oceano Meridionale, sta alterando la circolazione oceanica, rallentando il cosiddetto “nastro trasportatore”, che regola la distribuzione di calore, nutrienti, e carbonio, al livello planetario. Processo che potrebbe, comunque, già essere in corso.
Gli scienziati, utilizzando dati satellitari avanzati, hanno rilevato che, quasi la metà delle piattaforme di ghiaccio, sta continuando a ridursi, senza segni di ripresa (contrariamente alle aspettative). Un lavoro, questo, che rappresenta una base fondamentale per monitorare i futuri sviluppi del riscaldamento globale.
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