“Chiusura immediata”: la grande catena di abbigliamento ci saluta per sempre | 100 anni di storia bruciati così
Purtroppo la notizi è arrivata, la catena è in crisi e diversi punti vendita verranno chiusi. Cos’è successo?
Negli ultimi anni, il settore delle catene di abbigliamento ha subito una trasformazione profonda, con molte realtà costrette a chiudere i battenti.
La combinazione di crisi economiche, cambiamenti nelle abitudini dei consumatori e la crescita dell’e-commerce ha messo a dura prova marchi storici e catene popolari.
Un fattore determinante è stato l’aumento delle vendite online, che ha ridotto il flusso di clienti nei negozi fisici. I consumatori preferiscono sempre più acquistare comodamente da casa, approfittando di sconti esclusivi e di una vasta gamma di prodotti.
La pandemia ha ulteriormente accelerato questa crisi. Durante i lockdown, molte catene hanno visto crollare le vendite, mentre i costi fissi, come gli affitti dei locali e gli stipendi, rimanevano invariati.
La crisi dei giganti della moda
C’è qualcosa di malinconico nel vedere svanire un pezzo di storia. Il Gruppo Coin, un nome che per decenni è stato sinonimo di stile e qualità in Italia, sta affrontando uno dei momenti più difficili della sua lunga esistenza. Un colosso che ha vestito generazioni di italiani, ora costretto a chiudere negozi e ridurre attività per far fronte a un mercato che sembra cambiato troppo in fretta. L’avvento dell’e-commerce ha ribaltato le regole del gioco: la comodità e i prezzi competitivi dello shopping online hanno spinto i negozi fisici ai margini.
La pandemia, poi, ha accelerato questa trasformazione. I consumatori, abituati a comprare da casa, hanno ridotto drasticamente le visite ai negozi. Questo ha lasciato molte aziende storiche, come Coin, davanti a un bivio: adattarsi rapidamente o soccombere. E non tutte ce la fanno. La chiusura del punto vendita al Centro Commerciale Le Gru di Grugliasco il 15 gennaio è solo uno dei tanti segnali di una crisi profonda, che rischia di far crollare uno dei pilastri del commercio italiano. Purtroppo, non sono stati raggiunti i livelli pre-pandemia.
Le conseguenze umane di una crisi
Dietro ogni chiusura, però, non ci sono solo numeri o statistiche. Più di 1.500 lavoratori del Gruppo Coin in tutta Italia stanno vivendo un momento di enorme incertezza. La riduzione degli orari di lavoro e la chiusura di negozi stanno mettendo a rischio il futuro di chi ha costruito la propria vita attorno a questa azienda. È una situazione che lascia un retrogusto amaro: da un lato, la storia di un marchio che crolla, dall’altro, famiglie intere che lottano per restare a galla. Otto punti vendita sono in chiusura e 92 dipendenti perderanno il posto di lavoro, così afferma La Nazione. Contando che, solamente a Roma, saranno 50 i dipendenti a perdere il posto.
I sindacati si stanno mobilitando, chiedendo alle istituzioni di intervenire per tutelare i diritti di questi lavoratori. La richiesta è chiara: un piano industriale credibile che garantisca la continuità dell’azienda e i posti di lavoro. Ma finora non ci sono state risposte concrete. È un momento delicato, e non solo per Coin: è il simbolo di una trasformazione economica che lascia poco spazio ai più lenti ad adattarsi. E, purtroppo, spesso sono proprio i lavoratori a pagarne il prezzo più alto.