Ambiente

Centrale termoelettrica, il Regno Unito chiude l’ultima mentre l’Italia è ad un bivio

Il Regno Unito ha compiuto un passo decisivo nel processo di transizione energetica chiudendo la sua ultima centrale termoelettrica a carbone, un traguardo significativo nel percorso verso un futuro più sostenibile. Questo evento simbolizza non solo la volontà di ridurre drasticamente le emissioni di CO2, ma anche un segnale forte per l’Europa e il mondo intero. Negli ultimi anni, la chiusura di impianti a carbone è diventata una priorità per molti paesi, in risposta alla crescente pressione per adottare fonti di energia rinnovabile e per rispettare gli accordi internazionali in tema di clima.

Centrale termoelettrica, perchè il Regno Unito ha deciso di chiuderle

Il piano di decarbonizzazione del Regno Unito è stato particolarmente ambizioso. Già da tempo, Londra aveva fissato obiettivi chiari per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, favorendo soluzioni energetiche più pulite, come l’eolico e il solare. Il Paese, infatti, è diventato uno dei leader mondiali nell’adozione delle energie rinnovabili, in particolare con i suoi parchi eolici offshore. Ma la chiusura dell’ultima centrale termoelettrica segna una pietra miliare, poiché evidenzia il distacco definitivo da una delle fonti più inquinanti di energia. Il cammino del Regno Unito verso questo traguardo non è stato semplice. Fino a pochi decenni fa, le centrali a carbone erano la colonna portante del sistema energetico britannico, essenziali per la produzione di elettricità e lo sviluppo industriale del paese. Tuttavia, la crescente consapevolezza sugli impatti ambientali ha portato a una trasformazione radicale, guidata da politiche governative mirate e da una crescente domanda di energia pulita da parte della popolazione.

Centrale elettrica (Depositphotos) www.energycue.it

E l’Italia cosa fa?

Mentre il Regno Unito celebra questo importante passo, l’Italia osserva da vicino. Anche nel nostro Paese, infatti, è in corso un processo di transizione energetica, sebbene con un ritmo diverso. L’Italia ha iniziato a ridurre la dipendenza dal carbone negli ultimi anni, ma il numero di centrali termoelettriche ancora operative rimane significativo rispetto al Regno Unito. Il Paese ha fatto progressi nella produzione di energia da fonti rinnovabili, ma il processo di chiusura delle centrali a carbone non è ancora concluso.

Centrali termoelettriche, quante ne rimangono in Italia?

Nonostante i numerosi sforzi, in Italia ci sono ancora diverse centrali termoelettriche attive, molte delle quali utilizzano carbone e altri combustibili fossili. Alcune di queste centrali hanno un ruolo cruciale nella stabilità del sistema energetico, in particolare nelle aree dove la domanda di energia è alta e le infrastrutture per le energie rinnovabili non sono ancora sufficientemente sviluppate. Tuttavia, l’obiettivo del governo italiano è di ridurre significativamente il numero di centrali a carbone entro il 2025, in linea con le direttive europee sul clima. Secondo gli ultimi dati disponibili, l’Italia ospita ancora circa una decina di centrali termoelettriche, che utilizzano principalmente carbone, gas naturale e petrolio per la produzione di energia. Alcune delle più grandi si trovano in regioni strategiche come la Lombardia, la Puglia e la Sicilia, dove la domanda energetica è elevata a causa delle attività industriali e del fabbisogno residenziale. Queste centrali, nonostante siano ancora operative, sono soggette a forti pressioni per ridurre le emissioni e migliorare l’efficienza energetica.

Centrale termoelettrica di mattina (Depositphotos) www.energycue.it

L’obiettivo Italia con uno sguardo al futuro

L’Italia si è posta obiettivi ambiziosi nel campo della energia pulita, impegnandosi a ridurre l’uso di carbone per la produzione di energia elettrica entro i prossimi anni. Il governo italiano ha adottato una serie di misure per accelerare la transizione, come incentivi per la produzione di energia eolica e solare, nonché piani per potenziare le infrastrutture per lo stoccaggio energetico. La chiusura graduale delle centrali a carbone fa parte di un piano più ampio che mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, in linea con gli impegni presi a livello europeo. Nonostante le sfide, l’Italia ha fatto progressi significativi nell’aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili. Secondo le ultime stime, oltre il 40% dell’elettricità prodotta nel Paese proviene da fonti pulite, con una crescita particolarmente rapida nel settore dell’energia solare e dell’eolico.

Quindi a conti fatti ci stiamo dicendo che mentre il Regno Unito festeggia la chiusura della sua ultima centrale termoelettrica a carbone, l’Italia si trova a un bivio poichè vorrebbe seguirne l’esempio ma come sempre non sa come fare. Nonostante la transizione energetica sia in corso, la strada sembrerebbe essere ancora lunga. La sfida più grande sarà quella di trovare un equilibrio tra la domanda energetica e la necessità di ridurre le emissioni, promuovendo allo stesso tempo l’innovazione tecnologica e lo sviluppo di infrastrutture per le energie rinnovabili.

Maria Francesca Malinconico

Laureata in Economia Aziendale e Management presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II , abilitata alla professione di Dottore Commercialista ed Esperto Contabile, iscritta presso l'Ordine professionale di Milano. Dopo 4 anni di esperienza in una delle Big4, Deloitte, sono Accounting Specialist presso Azimut Capital Management SGR SpA. Ho collaborato con alcune testate giornalistiche locali. Diciamo che la mia vita è un connubio perfetto tra le mie 2 più grandi passioni: la scrittura ed i numeri! :)

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