Esplosione al deposito Eni di Calenzano: bilancio tragico, proteste sindacali e preoccupazioni per la sicurezza industriale.
Nella giornata del 9 dicembre 2024 ha avuto luogo un incidente al deposito Eni di Calenzano e ha avuto conseguenze devastanti, con un bilancio che continua a salire. Due delle tre persone inizialmente disperse sono state poi ritrovate senza vita nell’area di carico. Quindi, ora il numero delle vittime accertate sale a quattro.
All’appello manca ancora una persona. Le ricerche per la terza persona ancora dispersa proseguono, anche se le condizioni climatiche non aiutano. Anzi, rendono le operazioni dei soccorsi ancora più pericolose.
L’esplosione ha raggiunto non solo la zona immediatamente circostante, ma anche località più distanti come Pistoia. Essa ha causato 26 feriti, di cui nove sono stati ricoverati in ospedale.
L’incidente ha portato alla mobilitazione di sindacati e lavoratori. Essi denunciano la carenza di misure di sicurezza nelle strutture industriali e chiedono un intervento immediato delle autorità.
L’esplosione avvenuta al deposito Eni di Calenzano ha causato enormi danni. Dopo ore di ricerche, i soccorsi hanno trovato due dei tre dispersi senza vita. Dunque, il bilancio ora arriva a quattro vittime. Però solo una delle vittime è stata identificata. Si tratta di un autotrasportatore di 51 anni, Vincenzo Martinelli, di Napoli. Hanno recuperato i corpi nell’area della pensilina, ossia l’area vicina alla zona di carico del sito dove è avvenuta l’esplosione. Tuttavia, le operazioni di soccorso si sono complicate ulteriormente a causa della pioggia incessante. Queste condizioni difficili hanno rallentato i lavori di recupero. Attualmente, il personale di soccorso è impegnato nella ricerca della terza persona dispersa. I feriti sono 26 con nove persone ricoverate in ospedale, alcuni di questi sono in gravi condizioni.
A seguito della tragedia, i sindacati Fim, Fiom, Uilm di Livorno, insieme al Coordinamento Rsu delle ditte Eni, hanno proclamato uno sciopero di due ore. La protesta ha visto la partecipazione di circa 500 lavoratori. Essi si sono radunati in assemblea davanti ai cancelli della raffineria Eni di Livorno. A tal proposito, i sindacati hanno espresso la loro indignazione per le condizioni di lavoro nel settore industriale. Nello specifico, hanno definito la tragedia come parte di un problema più ampio legato alla sicurezza nei luoghi di lavoro. “Non si può morire lavorando”, hanno dichiarato i rappresentanti sindacali. Essi hanno chiesto misure urgenti e controlli più severi sulle aziende del settore. In questo senso, l’incidente di Calenzano ha riacceso il dibattito sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e sul rischio per i lavoratori.
Le cause dell’esplosione al deposito Eni di Calenzano sono ancora oggetto di indagini da parte della procura di Prato. Quest’ultima, appunto, ha aperto un fascicolo senza però specificare le ipotesi di reato. Tuttavia, alcuni elementi fanno ipotizzare che l’incidente sia dovuto ad un errore umano o ad una mancanza di misure di sicurezza adeguate.
Tra questi elementi ci sono il tipo di impianto coinvolto nell’incidente e le operazioni che si svolgono all’interno dei depositi di carburante, come il travaso e il carico dei carburanti. Questi impianti sono molto pericolosi, e le conseguenti emissioni di vapori tossici sono piuttosto preoccupanti per i lavoratori. Ma non solo. Infatti, le ricerche in corso hanno riportato che gli effetti tossici si ripercuotono anche sulla salute delle persone che vivono nelle vicinanze.
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