Fine della vita sulla terra, arriverà molto presto e non sarà colpa del sole: eruzioni e terremoti feroci
Purtroppo le previsioni non sono positive, e se si continua su questa strada la catastrofe sarà imminente e imprevedibile.
I cambiamenti climatici, causati principalmente dall’attività umana, stanno alterando in modo significativo diversi fenomeni naturali sulla Terra, anche quelli che giornalmente accompagnano le nostre vite.
L’aumento delle temperature globali, la modifica dei modelli di precipitazione e l’innalzamento del livello del mare sono tra gli effetti più evidenti e documentati. Questi cambiamenti stanno influenzando non solo gli ecosistemi, ma anche eventi estremi come uragani, siccità e ondate di calore.
L’innalzamento delle temperature sta infatti modificando i modelli meteorologici globali, con conseguenze gravi per il ciclo idrologico. Le zone che storicamente ricevevano abbondanti precipitazioni ora sperimentano periodi di siccità più lunghi, e viceversa.
Questo squilibrio altera la disponibilità di risorse idriche e aumenta il rischio di catastrofi naturali, mettendo sotto stress le comunità umane e gli ecosistemi.
L’influenza del clima sui fenomeni geologici
Le eruzioni vulcaniche sono note in quanto influenzano il clima globale. Le eruzioni esplosive, infatti, immettono nell’atmosfera aerosol e particelle di cenere che possono agire da agenti di raffreddamento, riflettendo la luce solare e abbassando le temperature a livello regionale e globale. Ma, al contrario, le variazioni della temperatura globale possono, nel lungo periodo, influenzare la frequenza e l’intensità delle eruzioni.
Per esempio, un innalzamento delle temperature porta alla fusione dei ghiacci nelle regioni vulcanicamente attive, riducendo il peso sulla crosta e causando una decompressione che favorisce la produzione di magma nel mantello terrestre. Analisi dettagliate di carote prelevate dalla Groenlandia e dall’Antartide, ad esempio, hanno mostrato che la fine dell’ultimo periodo glaciale, circa 12.000 anni fa, fu accompagnata da un notevole aumento delle eruzioni vulcaniche in molte regioni del pianeta, soprattutto nelle aree che stavano vivendo una rapida deglaciazione.
Quali sono gli scenari futuri
Un lavoro pubblicato nel 2018 ha documentato una fase di attività vulcanica marcatamente ridotta tra 5500 e 4500 anni fa, correlata a un periodo di raffreddamento dell’Oceano Atlantico e all’avanzamento dei ghiacci in Islanda. Questi piccoli cambiamenti possono influire sulla frequenza delle eruzioni vulcaniche, innescando una risposta ritardata nel sistema terrestre. Sebbene i vulcani rispondano lentamente ai cambiamenti climatici, la risposta può avvenire in tempi molto più rapidi in caso di riscaldamento globale, poiché il processo di fusione dei ghiacci è più rapido rispetto a quello di accumulo.
Il riscaldamento globale causato dalle attività umane sta accelerando la deglaciazione, in particolare nelle regioni ad alta latitudine e nelle zone montuose dove ghiacciai e vulcani coesistono. Questo scenario porta a una preoccupante prospettiva di aumento dell’attività vulcanica, soprattutto nelle prossime decadi. Le aree più vulnerabili includono l’Islanda, l’Antartide, il Sud America meridionale e alcune regioni del nord Europa.